Stock.
Stock.
Stock.
Ma startene a letto un pò di più... no, eh?Va bene che era un bravo ragazzo e si guadagnava il suo soggiorno. Va bene che magari lo faceva per conservarsi il fisico da fotomodello. Ma c'era veramente bisogno di tagliare la legna alle sei del mattino? Quando la legnaia stava sotto la finestra della sua camera, e ci sarebbe voluta la fine del mondo per tirarla fuori dal piumone caldo?
Nella mia prossima vita voglio nascere marmotta. Anche orso va bene, o scoiattolo. Basta andare in letargo.Diane Dowson si girò sulla pancia, scacciò il gatto con una pedata, e infine trovò il coraggio di mettere i piedi giù dal letto.
Tirò le tende della sua finestra, che dava sul grande cortile posteriore. Il suo ospite, a torso nudo nonostante i -10°, rompeva diligentamente la legna per la colazione del mattino.
Ok, ti perdono di avermi svegliata, rise tra sè, mentre ammirava il panorama mattutino.
Stock.
Stock.
Stock.
Jeans, felpa pesante e un paio di calzettoni di lana, poi Didi raccolse i capelli biondi in una treccia e sorrise al suo viso nello specchio.
Stava spesso all'aria aperta, perché un fattoria non la gestisci a tavolino, perciò la sua pella era dorata. Qualche inevitabile ruga, ma l'effetto complessivo non era male. Non aveva tempo per creme di bellezza, figurarsi massaggi e altre diavolerie estetiche... Però doveva ammettere che da quando era arrivato lui aveva ricominciato a guardarsi nello specchio. Poiché era sempre stata brava a ridere di sé, non se ne preoccupò molto e andò a cominciare la sua giornata.Stamattina omelettes, per cambiare un pò.Velocemente prese dal frigo latte e uova, la farina bianca dalla dispensa e improvvisò una pastella abbastanza densa ma ancora liquida. Avrebbe cotto delle frittate sottili nella sua grande padella di ferro, poi le avrebbe farcite con formaggio, prosciutto e funghi, oppure con cottage cheese e marmellata.
Jacob le preferiva dolci, con lo sciroppo d'acero.
Ora poteva vederlo dalla grande finestra al piano terra. Lo guardò infilarsi, sulla pelle lucida di sudore, prima la t-shirt e poi una camicia pesante, lasciata aperta come se non fosse stato dicembre e la neve non fosse già caduta abbondante. Lo osservò mentre con un colpo deciso piantava l'accetta in un tronco, e raccoglieva infine in un laccio i capelli scuri scompigliati dallo sforzo.
Fu in quel momento che lui alzò gli occhi, e lei si vide riflessa nel suo sguardo.
Una signora di mezza età, vedova, due figli, una fattoria da mandare avanti con un bracciante e un ragazzo alla pari.
Una ragazzina con le guance rosse di vergogna....azz, beccata di nuovo!Si diede della cretina a bassa voce, mentre una delle uova che teneva ancora in mano andava a spiaccicarsi sul pavimento.
Accettare di ospitare Jacob Black era stata una pazzia fortunata. Non capita spessissimo nella vita, ma ogni tanto succede, e Didi era una che con le persone ci azzeccava abbastanza.
Era arrivato una mattina d'autunno, proprio mentre lei, in preda alla disperazione, stava sfidando con una sega a motore un tronco grosso il doppio di lei.
-Signora Dowson?-
-Ehi! Signora Dowson? Ha messo lei quel cartello?-Quest'affare fa un casino infernale. Devo decidermi a comprare una sega nuova, questa fa scappare gli orsi fino in Canada...
-HO DETTO... LA SIGNORA DOWSON!?
Solo al terzo richiamo Didi aveva spento la sega, alzato la testa e realizzato che un personaggio decisamente grosso scavalcava la staccionata e veniva verso di lei.
Vederlo ed imbracciare il fucile al suo fianco fu una questione di decimi di secondo.
-Gesù, quanto siete socievoli da queste parti! Non ha messo lei il cartello, qui fuori?-
Il cartello lo aveva fatto Didi con le sue mani, e diceva "Cercasi bracciante/cercasi ragazza alla pari". Non che ci fosse un gran passaggio, davanti a casa sua... Ma capitavano turisti e studenti di varie età, perciò ci aveva provato, visto che con Internet e la Skagit's Gazette non aveva cavato un ragno dal buco.
-Se è lei che ha messo questo cartello, sono la persona giusta, signora. Mi chiamo Jacob Black, vengo da Forks, Washington. Sto cercando lavoro.-
-E per cosa ti proponi, Jacob Black? Bracciante o ragazza alla pari?-
Didi considerò che "alto" e "bello" erano aggettivi piuttosto banali per descrivere quel che vedeva, ma gli altri che le venivano in mente non si addicevano a una signora di mezza età. Comunque il sorriso era abbagliante, al punto che si distrasse e abbassò il fucile.
-Per tutte e due le cose, se le va bene. Mi metta alla prova per una giornata. Per esempio... uhm... Ha un pò di legna da tagliare, vedo.-
Quando lui aveva fatto un passo avanti, il fucile glielo aveva piantato tra le costole. Rilevando, solo incidentalmente, che gli addominali erano duri come il marmo.
Jacob aveva alzato le mani ed era indietreggiato.
-Ok. Cosa c'è che non va?-
-C'è che sei alto due metri, non ti ho mai visto prima e di questi tempi non mi fido di nessuno. Però se per caso volessi abusare di me potremmo anche parlarne....
Sperò che il ragazzo non si fosse accorto che le scappava da ridere.
-Io sono arrivato da poco e sto solo cercando lavoro.-
-Perché proprio qui?- Skagit County non era, come dire, il posto più vivace del mondo. Una meravigliosa riserva naturale abitata da orsi, alci e poche anime.
Lui sembrò fermarsi a riflettere per un attimo, in cerca della risposta giusta, e Didi ebbe la netta sensazione che stesse inventando una balla.
-Perché...non so, era sulla guida turistica?-Hai toppato, ragazzo.
-Va bene. Dietro front, aria. Colloquio finito.-
-Ehi, aspetta un momento.-
Il sorriso di lui era sparito e questo non le piacque, ma quello che l'aveva fregata era stata l'espressione smarrita. Poteva essere che due metri di ragazzo sembrassero... un bambino perso in un supermarket? Si, qualcosa del genere. Se c'era una cosa che poteva fregare Didi, era la faccia da cucciolo. Aveva riempito la fattoria di esseri feriti e abbandonati, di ogni specie e misura. In quel momento lui sembrò solo un pò più grosso degli altri.
-Sto cercando... un posto tranquillo, ci starei anche per un pò, magari. Facciamo così, -aveva ripreso lui, modalità cucciolo ON- io mi fermo qui per oggi, ti faccio un pò di lavori...-
Gli occhi neri e profondi avevano percorso il cortile di Didi, registrando la staccionata da dipingere, la legna da tagliare, il tetto da riparare, un mucchio di macerie in un angolo e una serie di altre magagne che lei nemmeno notava più.
-... e tu in cambio mi offri il pranzo. Poi stasera mi dici se vale o no la pena di assumermi. Che te ne pare?-
Aveva sorriso di nuovo, e Didi aveva capito due cose: che era assunto, e che era pericoloso. Solo quando sorrideva.
Suo malgrado si era trovata a stringergli la mano, chiedendosi come aveva potuto essere così idiota. Si era ripromessa di tenere per tutto il giorno il fucile a portata di mano, e di non perdere di vista Jacob Black un solo minuto. Cosa che le era venuta abbastanza bene.
Alla sera la legna era tagliata, il tetto quasi riparato e la sua vecchia, scassata Jeep non faceva più fumo quando veniva accesa.
Quando Nessie e Pete erano tornati da scuola glieli aveva presentati. Pete lo aveva squadrato con aria annoiata, classificandolo come meno interessante della sua PS3. Nessie invece lo aveva obbligato a conoscere tutte le sue bambole. Aveva anche preteso di fargli una treccia, e Jacob era rimasto mezz'ora seduto per terra a farsi tirare i capelli.
A fine giornata si erano messi d'accordo per vitto, alloggio -nella rimessa, non in casa- e 80 dollari di argent de poche a settimana. Didi non poteva permettersi di dargli di più, non dopo aver visto quanto mangiava.
-Buongiorno, Didi.-
-Buongiorno, Jake. Due minuti e si mangia. Sbrandi i bambini, per favore?-
Dopo mezz'oretta erano tutti e quattro seduti a tavola, Jacob, i bambini e Big Bear, il vecchio bracciante. Didi in piedi ai fornelli farciva la prima omelette.
-Jacob, io e Big andiamo in città. Ti secca andare tu allo scuolabus a prendere i bambini?
-Stai scherzando,vero? Ci vado io. Nessie impazzirà di gioia, non è vero, piccola?-
-Bear, prosciutto e funghi?-
-...Mmm, tu mi vuoi morto, Didi. No, ne assaggerò una dolce, quella che hai messo da parte per Jacob, ad esempio.- Grazie, Bear, davvero simpatico.Quella da qualche tempo era la loro routine del mattino, e Didi ci si era affezionata in fretta. Le piaceva apparecchiare di nuovo per cinque e vedere il cibo sparire appena lo metteva in tavola. Le piaceva il suono della risata di Nessie che tormentava Jacob in modi sempre diversi. Ogni mattina lo sentiva tagliare la legna, e si era affezionata anche a quel suono.
Qualche giorno dopo l'"assunzione" di Jacob, Diane Dowson era tornata da Skagit fuori di sè dalla rabbia.
-Jacob Black, maledetto idiota! Che cazzo volevi fare, eh? Volevi mettermi nei guai? Volevi farmi arrestare? Lo sai che ho due figli piccoli? Forza, fatti i bagagli e smamma!-
Era entrata come una furia nella rimessa, sbattendo per terra le borse della spesa a discapito delle uova e di un vasetto di olive, e lo guardava come se avesse potuto incenerirlo con lo sguardo.
-Didi, che succede?
"Mrs. Dowson" era andata in pensione più o meno il terzo giorno dopo il suo arrivo.
-C'è che sei minorenne, pezzo di cretino!-
La vampata che aveva scurito il viso di Jacob era stata eloquente ancora più del suo silenzio, e lei si era convinta che dietro alla faccenda ci potevano essere solo dei guai.
-Non penserai che io non abbia fatto qualche controllo, vero? Di questi tempi? Lo sceriffo è un mio amico, ha controllato i tuoi dati. Vieni dalla riserva Quileute vicino a Forks, tuo padre si chiama Billy e non ha mai denunciato la tua scomparsa. Lo sceriffo di Forks, tale Charlie Swan, ha fatto delle ricerche per conto suo e ha infestato di tue fotografie le stazioni di polizia dello stato di Washington, fino a due mesi fa. Poi ha smesso di cercarti. Allora?-
Non le era piaciuto vederlo impallidire, tanto da far sembrare chiara la sua pelle bronzea. Non le era piaciuto cogliere in un fremito dei suoi occhi liquidi la crudeltà di un dolore improvviso.
-Devi tornartene a casa, Jacob. Non che trovi credibile che tu abbia solo diciassette anni... ma mi dicono che è così, che ci posso fare? La faccia sulle foto è la tua. Devi tornare dai tuoi, andare a scuola. Qui non ci puoi stare, io non voglio guai.-
-Il tuo amico sceriffo ha parlato con... con lo sceriffo di Forks?-
-No, non è mica scemo. Se te ne vai subito, posso fare come se non ti avessi mai visto. Mi evito un sacco di casini.-
Jacob aveva posato la chiave inglese e si era pulito alla bell'e meglio le mani sporche di grasso. Sotto il suo letto, nella rimessa, stava la borsa con le sue cose, poca roba. Aveva indossato la sua unica felpa e si era buttato la borsa su una spalla.
-Salutami Nessie, per favore. E anche Pete e il vecchio.-
-Dove vai?
-Via.
-Via dove? Devi tornare a casa, stupido.
-Non è un problema tuo, Didi.
-Ah no? Devi tornare a casa.
-Io a casa non ci torno, fine della discussione. Addio, Didi, grazie lo stesso.-
Aveva infilato la porta, e ora Didi lo vedeva rimpicciolire contro il vano luminoso mentre si allontanava. Sembrava incredibile che avesse solo diciassette anni, ma le spalle curve lo fecero sembrare fragile e a lei diedero i crampi allo stomaco.
Nel giro di tre secondi lo stava rincorrendo lungo lo sterrato che portava alla provinciale, e quando l'aveva raggiunto i suoi occhi lucidi le avevano dato il colpo di grazia. Si era attaccata al suo braccio senza ritegno.
-Aspetta un attimo, Jake.
Lui aveva girato la faccia. Dall'altra parte.
-Vieni, facciamoci una tazza di tè.
Restarono per un pò seduti in silenzio, le tazze fumanti fra le mani. Didi tagliò un fetta di torta per Jacob, e Jacob la finì in due bocconi. Lei gli mise la torta davanti.
-Pace?
-Pace, Jake. Però non la passi liscia. Adesso mi spieghi tutto.
-Ngnf mi credfgnmeresti mmgngnmmgnmai.
-Non parlare con la bocca piena e mettimi alla prova. Che hai combinato di così grave da dover scappare?
-Sono nato. Naah, va bene, te lo dico...
-...?
Smise di mangiare e si pulì la bocca dalle briciole, lasciando uno sbuffo di zucchero a velo sopra il labbro. Guardò Didi con espressione indefinibile, dritta negli occhi. Un piccolo sussulto lo scosse, e gli fece arriciare le labbra.
-La mia ragazza ha....sposato un vampiro. Ah, ah, ah!
-Non fare il cretino, Jake.
-Uah Uah Uah! - Te l'avevo detto...- Adesso rideva proprio, piegato in due, tanto che gli lacrimavano gli occhi
-...che non mi avresti creduto! Uah uah uha!
-Jacob, dio santo! Hai tre secondi, poi ti sbatto fuori!
-Ok, va bene. Sono serio.
E davvero si era fatto serio.
-Mio padre sa che me la so cavare, perciò lui non è un problema, credimi.
-Va bene, ti credo, in effetti non ti ha fatto cercare. Ma io non ti ho chiesto quello, Jake... Spiegami perché sei scappato di casa. Perché alla fine sei scappato, no? Ho bisogno di capire...
Lui prese la rincorsa, fino in fondo ai polmoni, poi strinse i denti e sembrò deglutire l'aria. I suoi occhi la fissarono sotto le ciglia scure.
-Ho perso... qualcuno. Per sempre. E non ce l'ho fatta a stare lì a guardare.-
-Una ragazza?
-Una ragazza.Che cretina, pensò Didi, mi piacerebbe proprio vederla...
-Senti, capisco che magari, insomma, il primo amore, quelle cose lì. Le abbiamo passate tutti. Fa male, ma ti giuro che passa, Jake. Non c'è niente di eter...
-No, scusa Didi...
-Che cazzo c'è da ridere di nuovo?! Sei un ragazzino, non sai niente di niente.
-Neanche tu sai tutto, fidati. Ad ogni modo...Io...
-Tu...?
Didi guardava le sue labbra strette. Lo vide prendere di nuovo la rincorsa.
-Io non so dove andare.Eh no cazzo, il broncio non vale!-Vai a tagliare un pò di legna, va'. Fila via, prima che cambi idea.
Didi aveva convinto lo sceriffo a lasciar perdere, e sapeva essere persuasiva se voleva. Solo con se stessa qualche volta aveva problemi. Non sapeva convincersi a stare lontana dai guai.
Skagit in Winter
Stock.
Stock.
Ma startene a letto un pò di più... no, eh?Va bene che era un bravo ragazzo e si guadagnava il suo soggiorno. Va bene che magari lo faceva per conservarsi il fisico da fotomodello. Ma c'era veramente bisogno di tagliare la legna alle sei del mattino? Quando la legnaia stava sotto la finestra della sua camera, e ci sarebbe voluta la fine del mondo per tirarla fuori dal piumone caldo?
Nella mia prossima vita voglio nascere marmotta. Anche orso va bene, o scoiattolo. Basta andare in letargo.Diane Dowson si girò sulla pancia, scacciò il gatto con una pedata, e infine trovò il coraggio di mettere i piedi giù dal letto.
Tirò le tende della sua finestra, che dava sul grande cortile posteriore. Il suo ospite, a torso nudo nonostante i -10°, rompeva diligentamente la legna per la colazione del mattino.
Ok, ti perdono di avermi svegliata, rise tra sè, mentre ammirava il panorama mattutino.
Stock.
Stock.
Stock.
Jeans, felpa pesante e un paio di calzettoni di lana, poi Didi raccolse i capelli biondi in una treccia e sorrise al suo viso nello specchio.
Stava spesso all'aria aperta, perché un fattoria non la gestisci a tavolino, perciò la sua pella era dorata. Qualche inevitabile ruga, ma l'effetto complessivo non era male. Non aveva tempo per creme di bellezza, figurarsi massaggi e altre diavolerie estetiche... Però doveva ammettere che da quando era arrivato lui aveva ricominciato a guardarsi nello specchio. Poiché era sempre stata brava a ridere di sé, non se ne preoccupò molto e andò a cominciare la sua giornata.Stamattina omelettes, per cambiare un pò.Velocemente prese dal frigo latte e uova, la farina bianca dalla dispensa e improvvisò una pastella abbastanza densa ma ancora liquida. Avrebbe cotto delle frittate sottili nella sua grande padella di ferro, poi le avrebbe farcite con formaggio, prosciutto e funghi, oppure con cottage cheese e marmellata.
Jacob le preferiva dolci, con lo sciroppo d'acero.
Ora poteva vederlo dalla grande finestra al piano terra. Lo guardò infilarsi, sulla pelle lucida di sudore, prima la t-shirt e poi una camicia pesante, lasciata aperta come se non fosse stato dicembre e la neve non fosse già caduta abbondante. Lo osservò mentre con un colpo deciso piantava l'accetta in un tronco, e raccoglieva infine in un laccio i capelli scuri scompigliati dallo sforzo.
Fu in quel momento che lui alzò gli occhi, e lei si vide riflessa nel suo sguardo.
Una signora di mezza età, vedova, due figli, una fattoria da mandare avanti con un bracciante e un ragazzo alla pari.
Una ragazzina con le guance rosse di vergogna....azz, beccata di nuovo!Si diede della cretina a bassa voce, mentre una delle uova che teneva ancora in mano andava a spiaccicarsi sul pavimento.
Accettare di ospitare Jacob Black era stata una pazzia fortunata. Non capita spessissimo nella vita, ma ogni tanto succede, e Didi era una che con le persone ci azzeccava abbastanza.
Era arrivato una mattina d'autunno, proprio mentre lei, in preda alla disperazione, stava sfidando con una sega a motore un tronco grosso il doppio di lei.
-Signora Dowson?-
-Ehi! Signora Dowson? Ha messo lei quel cartello?-Quest'affare fa un casino infernale. Devo decidermi a comprare una sega nuova, questa fa scappare gli orsi fino in Canada...
-HO DETTO... LA SIGNORA DOWSON!?
Solo al terzo richiamo Didi aveva spento la sega, alzato la testa e realizzato che un personaggio decisamente grosso scavalcava la staccionata e veniva verso di lei.
Vederlo ed imbracciare il fucile al suo fianco fu una questione di decimi di secondo.
-Gesù, quanto siete socievoli da queste parti! Non ha messo lei il cartello, qui fuori?-
Il cartello lo aveva fatto Didi con le sue mani, e diceva "Cercasi bracciante/cercasi ragazza alla pari". Non che ci fosse un gran passaggio, davanti a casa sua... Ma capitavano turisti e studenti di varie età, perciò ci aveva provato, visto che con Internet e la Skagit's Gazette non aveva cavato un ragno dal buco.
-Se è lei che ha messo questo cartello, sono la persona giusta, signora. Mi chiamo Jacob Black, vengo da Forks, Washington. Sto cercando lavoro.-
-E per cosa ti proponi, Jacob Black? Bracciante o ragazza alla pari?-
Didi considerò che "alto" e "bello" erano aggettivi piuttosto banali per descrivere quel che vedeva, ma gli altri che le venivano in mente non si addicevano a una signora di mezza età. Comunque il sorriso era abbagliante, al punto che si distrasse e abbassò il fucile.
-Per tutte e due le cose, se le va bene. Mi metta alla prova per una giornata. Per esempio... uhm... Ha un pò di legna da tagliare, vedo.-
Quando lui aveva fatto un passo avanti, il fucile glielo aveva piantato tra le costole. Rilevando, solo incidentalmente, che gli addominali erano duri come il marmo.
Jacob aveva alzato le mani ed era indietreggiato.
-Ok. Cosa c'è che non va?-
-C'è che sei alto due metri, non ti ho mai visto prima e di questi tempi non mi fido di nessuno. Però se per caso volessi abusare di me potremmo anche parlarne....
Sperò che il ragazzo non si fosse accorto che le scappava da ridere.
-Io sono arrivato da poco e sto solo cercando lavoro.-
-Perché proprio qui?- Skagit County non era, come dire, il posto più vivace del mondo. Una meravigliosa riserva naturale abitata da orsi, alci e poche anime.
Lui sembrò fermarsi a riflettere per un attimo, in cerca della risposta giusta, e Didi ebbe la netta sensazione che stesse inventando una balla.
-Perché...non so, era sulla guida turistica?-Hai toppato, ragazzo.
-Va bene. Dietro front, aria. Colloquio finito.-
-Ehi, aspetta un momento.-
Il sorriso di lui era sparito e questo non le piacque, ma quello che l'aveva fregata era stata l'espressione smarrita. Poteva essere che due metri di ragazzo sembrassero... un bambino perso in un supermarket? Si, qualcosa del genere. Se c'era una cosa che poteva fregare Didi, era la faccia da cucciolo. Aveva riempito la fattoria di esseri feriti e abbandonati, di ogni specie e misura. In quel momento lui sembrò solo un pò più grosso degli altri.
-Sto cercando... un posto tranquillo, ci starei anche per un pò, magari. Facciamo così, -aveva ripreso lui, modalità cucciolo ON- io mi fermo qui per oggi, ti faccio un pò di lavori...-
Gli occhi neri e profondi avevano percorso il cortile di Didi, registrando la staccionata da dipingere, la legna da tagliare, il tetto da riparare, un mucchio di macerie in un angolo e una serie di altre magagne che lei nemmeno notava più.
-... e tu in cambio mi offri il pranzo. Poi stasera mi dici se vale o no la pena di assumermi. Che te ne pare?-
Aveva sorriso di nuovo, e Didi aveva capito due cose: che era assunto, e che era pericoloso. Solo quando sorrideva.
Suo malgrado si era trovata a stringergli la mano, chiedendosi come aveva potuto essere così idiota. Si era ripromessa di tenere per tutto il giorno il fucile a portata di mano, e di non perdere di vista Jacob Black un solo minuto. Cosa che le era venuta abbastanza bene.
Alla sera la legna era tagliata, il tetto quasi riparato e la sua vecchia, scassata Jeep non faceva più fumo quando veniva accesa.
Quando Nessie e Pete erano tornati da scuola glieli aveva presentati. Pete lo aveva squadrato con aria annoiata, classificandolo come meno interessante della sua PS3. Nessie invece lo aveva obbligato a conoscere tutte le sue bambole. Aveva anche preteso di fargli una treccia, e Jacob era rimasto mezz'ora seduto per terra a farsi tirare i capelli.
A fine giornata si erano messi d'accordo per vitto, alloggio -nella rimessa, non in casa- e 80 dollari di argent de poche a settimana. Didi non poteva permettersi di dargli di più, non dopo aver visto quanto mangiava.
-Buongiorno, Didi.-
-Buongiorno, Jake. Due minuti e si mangia. Sbrandi i bambini, per favore?-
Dopo mezz'oretta erano tutti e quattro seduti a tavola, Jacob, i bambini e Big Bear, il vecchio bracciante. Didi in piedi ai fornelli farciva la prima omelette.
-Jacob, io e Big andiamo in città. Ti secca andare tu allo scuolabus a prendere i bambini?
-Stai scherzando,vero? Ci vado io. Nessie impazzirà di gioia, non è vero, piccola?-
-Bear, prosciutto e funghi?-
-...Mmm, tu mi vuoi morto, Didi. No, ne assaggerò una dolce, quella che hai messo da parte per Jacob, ad esempio.- Grazie, Bear, davvero simpatico.Quella da qualche tempo era la loro routine del mattino, e Didi ci si era affezionata in fretta. Le piaceva apparecchiare di nuovo per cinque e vedere il cibo sparire appena lo metteva in tavola. Le piaceva il suono della risata di Nessie che tormentava Jacob in modi sempre diversi. Ogni mattina lo sentiva tagliare la legna, e si era affezionata anche a quel suono.
Qualche giorno dopo l'"assunzione" di Jacob, Diane Dowson era tornata da Skagit fuori di sè dalla rabbia.
-Jacob Black, maledetto idiota! Che cazzo volevi fare, eh? Volevi mettermi nei guai? Volevi farmi arrestare? Lo sai che ho due figli piccoli? Forza, fatti i bagagli e smamma!-
Era entrata come una furia nella rimessa, sbattendo per terra le borse della spesa a discapito delle uova e di un vasetto di olive, e lo guardava come se avesse potuto incenerirlo con lo sguardo.
-Didi, che succede?
"Mrs. Dowson" era andata in pensione più o meno il terzo giorno dopo il suo arrivo.
-C'è che sei minorenne, pezzo di cretino!-
La vampata che aveva scurito il viso di Jacob era stata eloquente ancora più del suo silenzio, e lei si era convinta che dietro alla faccenda ci potevano essere solo dei guai.
-Non penserai che io non abbia fatto qualche controllo, vero? Di questi tempi? Lo sceriffo è un mio amico, ha controllato i tuoi dati. Vieni dalla riserva Quileute vicino a Forks, tuo padre si chiama Billy e non ha mai denunciato la tua scomparsa. Lo sceriffo di Forks, tale Charlie Swan, ha fatto delle ricerche per conto suo e ha infestato di tue fotografie le stazioni di polizia dello stato di Washington, fino a due mesi fa. Poi ha smesso di cercarti. Allora?-
Non le era piaciuto vederlo impallidire, tanto da far sembrare chiara la sua pelle bronzea. Non le era piaciuto cogliere in un fremito dei suoi occhi liquidi la crudeltà di un dolore improvviso.
-Devi tornartene a casa, Jacob. Non che trovi credibile che tu abbia solo diciassette anni... ma mi dicono che è così, che ci posso fare? La faccia sulle foto è la tua. Devi tornare dai tuoi, andare a scuola. Qui non ci puoi stare, io non voglio guai.-
-Il tuo amico sceriffo ha parlato con... con lo sceriffo di Forks?-
-No, non è mica scemo. Se te ne vai subito, posso fare come se non ti avessi mai visto. Mi evito un sacco di casini.-
Jacob aveva posato la chiave inglese e si era pulito alla bell'e meglio le mani sporche di grasso. Sotto il suo letto, nella rimessa, stava la borsa con le sue cose, poca roba. Aveva indossato la sua unica felpa e si era buttato la borsa su una spalla.
-Salutami Nessie, per favore. E anche Pete e il vecchio.-
-Dove vai?
-Via.
-Via dove? Devi tornare a casa, stupido.
-Non è un problema tuo, Didi.
-Ah no? Devi tornare a casa.
-Io a casa non ci torno, fine della discussione. Addio, Didi, grazie lo stesso.-
Aveva infilato la porta, e ora Didi lo vedeva rimpicciolire contro il vano luminoso mentre si allontanava. Sembrava incredibile che avesse solo diciassette anni, ma le spalle curve lo fecero sembrare fragile e a lei diedero i crampi allo stomaco.
Nel giro di tre secondi lo stava rincorrendo lungo lo sterrato che portava alla provinciale, e quando l'aveva raggiunto i suoi occhi lucidi le avevano dato il colpo di grazia. Si era attaccata al suo braccio senza ritegno.
-Aspetta un attimo, Jake.
Lui aveva girato la faccia. Dall'altra parte.
-Vieni, facciamoci una tazza di tè.
Restarono per un pò seduti in silenzio, le tazze fumanti fra le mani. Didi tagliò un fetta di torta per Jacob, e Jacob la finì in due bocconi. Lei gli mise la torta davanti.
-Pace?
-Pace, Jake. Però non la passi liscia. Adesso mi spieghi tutto.
-Ngnf mi credfgnmeresti mmgngnmmgnmai.
-Non parlare con la bocca piena e mettimi alla prova. Che hai combinato di così grave da dover scappare?
-Sono nato. Naah, va bene, te lo dico...
-...?
Smise di mangiare e si pulì la bocca dalle briciole, lasciando uno sbuffo di zucchero a velo sopra il labbro. Guardò Didi con espressione indefinibile, dritta negli occhi. Un piccolo sussulto lo scosse, e gli fece arriciare le labbra.
-La mia ragazza ha....sposato un vampiro. Ah, ah, ah!
-Non fare il cretino, Jake.
-Uah Uah Uah! - Te l'avevo detto...- Adesso rideva proprio, piegato in due, tanto che gli lacrimavano gli occhi
-...che non mi avresti creduto! Uah uah uha!
-Jacob, dio santo! Hai tre secondi, poi ti sbatto fuori!
-Ok, va bene. Sono serio.
E davvero si era fatto serio.
-Mio padre sa che me la so cavare, perciò lui non è un problema, credimi.
-Va bene, ti credo, in effetti non ti ha fatto cercare. Ma io non ti ho chiesto quello, Jake... Spiegami perché sei scappato di casa. Perché alla fine sei scappato, no? Ho bisogno di capire...
Lui prese la rincorsa, fino in fondo ai polmoni, poi strinse i denti e sembrò deglutire l'aria. I suoi occhi la fissarono sotto le ciglia scure.
-Ho perso... qualcuno. Per sempre. E non ce l'ho fatta a stare lì a guardare.-
-Una ragazza?
-Una ragazza.Che cretina, pensò Didi, mi piacerebbe proprio vederla...
-Senti, capisco che magari, insomma, il primo amore, quelle cose lì. Le abbiamo passate tutti. Fa male, ma ti giuro che passa, Jake. Non c'è niente di eter...
-No, scusa Didi...
-Che cazzo c'è da ridere di nuovo?! Sei un ragazzino, non sai niente di niente.
-Neanche tu sai tutto, fidati. Ad ogni modo...Io...
-Tu...?
Didi guardava le sue labbra strette. Lo vide prendere di nuovo la rincorsa.
-Io non so dove andare.Eh no cazzo, il broncio non vale!-Vai a tagliare un pò di legna, va'. Fila via, prima che cambi idea.
Didi aveva convinto lo sceriffo a lasciar perdere, e sapeva essere persuasiva se voleva. Solo con se stessa qualche volta aveva problemi. Non sapeva convincersi a stare lontana dai guai.
Skagit in Winter
Ok, ti perdono di avermi svegliata,
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