Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

mercoledì 26 gennaio 2011

Didi ti odio, Didi ti amo

C'è chi la odia, c'è chi la ama. C'è chi si è sentito annodare le budella quando l'ha vista a letto con Jake. C'è chi mi ha pregata di lasciarle Jacob al ranch, per un pò o per sempre o finché noia non li separi.
Certo che quando Bella fa prudere le mani, verrebbe proprio voglia di farle qualche brutto scherzo. Tipo metterle sotto il naso Jacob con la bionda. Farla soffrire almeno un po', il tanto che basta perché si renda conto della fortuna che ha avuto e si comporti bene con Jake. Ma adesso che deve occuparsi di un neonato... che dobbiamo fare con lei?
Voi cosa ne dite? Apro questo spazio per darvi modo di dire la vostra e anche di picchiarvi tra voi, se credete, o di picchiare me. Virtualmente, intendo.
Didi, lo sappiamo, ha l'età e la faccia di Naomi Watts, lo ha stabilito Kukiness e quindi è giusto così.
La fonte delle fotografie è Google Immagini. Forza, scatenatevi.

lunedì 24 gennaio 2011

14 Home at last

Devo andarmene da qui.

L'urgenza di questo pensiero soffocò tutti gli altri. Carlisle mi aveva regalato un po' di tempo, ma adesso dovevo muovermi.
Il fatto che mio suocero avesse allontanato volutamente Edward -perché a mio figlio non serviva nessuna medicina, era evidente- aumentava la mia ansia; forse temeva reazioni imprevedibili da parte di mio marito e voleva avere il tempo di gestirle.
E poi c'erano i Volturi: ovviamente avrei rotto il patto e loro sarebbero venuti a cercarmi. Era solo questione di tempo.
L'effetto degli antidolorifici si era esaurito: la ferita pulsava tanto da parere bollente, ma potevo solo cercare di ignorarla.
Avevo chiaro nella mente cosa dovevo fare, per una volta.
Non avrei dormito né ascoltato il dolore né mi sarei fermata, fino a quando non avessi portato mio figlio nell'unico posto al mondo dove sarebbe stato al sicuro.
***
Il numero di telefono che mi serviva doveva essere da qualche parte nella mia borsa, forse scritto su un foglietto tra decine di altri foglietti infilati a caso nell'agendina. Ribaltai tutto sul letto e mi misi a scavare maledicendo la mia pigrizia e la mia allergia ai cellulari. Doveva esserci: lo avevo preso qualche mese prima, per lasciarlo a Charlie e ad Edward. E infatti, eccolo lì.
Mi si annodavano le dita per la tensione, ma in qualche modo riuscii a pigiare i tasti del telefono.
Uno squillo, due squilli, e poi ancora.

venerdì 21 gennaio 2011

Come si chiama il bimbo di Bella e Jacob?

Ovvio che io lo sappia già, come si chiama! Però, però... potrei ancora cambiare idea.
Chi indovina il nome che ho pensato io, vince 2 recensioni di due storie o capitoli a scelta.
Chi mi convince a cambiare nome con un'idea grandiosa, vince 3 recensioni di due storie o capitoli a scelta!

13. Ninna Nanna

L'inverno se ne andò, cedendo il passo ad una primavera ancora fredda ma inequivocabile. Salutai con rimpianto lo spettacolo del bosco coperto di neve, che avevo adorato in silenzio dalla finestra della mia stanza, e con esso, definitivamente, le mie speranze infantili che qualcuno o qualcosa di inaspettato cambiassero il corso delle cose prima dell'arrivo del mio piccolo sconosciuto.
Il ghiaccio sul fiume si era sciolto, e guardando l'acqua fluire di nuovo ne invidiavo la coerenza: nata per correre al mare, semplicemente lasciava che questo accadesse, e non c'era niente che potesse fermarla.
Solo io avevo fatto di tutto per alterare il naturale cammino della vita. E solo io, ora, rimanevo gelata ed immobile.
Eppure, anche se sembra incredibile, il ricordo che ho della mia gravidanza resta dolce; quando ci penso, perfino le cose più tristi e nere di quel periodo si sfumano nelle tinte tenui che sa avere talvolta la memoria.

***


E' cosa risaputa che i programmi possano andare a rotoli, ma per me è quasi la norma: me lo sarei dovuta aspettare, quindi, che anche il mio parto non avrebbe fatto eccezione. Sognavo di partorire in modo naturale, magari in acqua, con un sottofondo di musica lenta o veloce secondo l'ispirazione del momento; qualche dolore sopportabile e poi via, il pianto trionfale del mio bambino. Applausi, grazie.

Invece -forse a causa dell'insonnia, o perché mangiavo poco, o per tutte queste cose insieme- la situazione precipitò all'inizio di aprile, circa un mese prima della data prevista per il parto.
Successe semplicemente che mi sentii male in ospedale, dove ero andata per i controlli di routine, e i medici non fecero altro che trattenermi.
Di tutto quello che avvenne dopo, ricordo soprattutto il ritmo che mi trascinava mio malgrado, troppo veloce per me, scandito dai grandi orologi del reparto.
Il battito impazzito del cuore di mio figlio, che aumentava di frequenza col passare dei minuti.

Il momento in cui mi dissero che non si poteva aspettare oltre e il piccolo doveva assolutamente nascere.
L'orologio della sala operatoria, che mi annunciò che la sua vita fuori dal mio corpo era iniziata alle 18.25 dell'8 aprile.
La confusione di uno sciame di mani sul mio corpo, mentre la vista si offuscava ed il ritmo sfumava diventando via via più lento, fino al momento in cui non vidi né sentii più nulla.
 

12. Insomnia

Come closer and see
See into the trees
Find the girl
While you can
Come closer and see
See into the dark
Just follow your eyes
Just follow your eyes

I hear her voice
Calling my name
The sound is deep
In the dark
I hear her voice
And start to run
Into the trees
Into the trees

Into the trees

Suddenly I stop
But I know it's too late
I'm lost in a forest
All alone
The girl was never there
It's always the same
I'm running towards nothing
Again and again and again

The Cure, A Forest

X.
-Non hai caldo col pigiama di pile?
-Non sei stufo di chiedermi sempre la stessa cosa?
-Vecchia bisbetica.
-Bestione maleducato.
Diane Dowson si era addormentata tranquilla, protetta da un quilt ben imbottito, un pigiamone antitormenta e la serena consapevolezza che tutto in casa sua era a posto. Aveva dormito fino a quando un peso sul letto aveva fatto cigolare le molle del materasso, producendo una sorta di miagolio familiare. Subito dopo un braccio bollente si era posato, neanche troppo delicatamente, sul suo fianco.
-Ti lascio dormire- le aveva soffiato tra i capelli il proprietario del braccio e della voce roca che ce l'aveva col suo pigiama di pile. Poi si era stretto contro di lei, sopra le coperte in cui ora si trovava arrotolata stretta.

mercoledì 12 gennaio 2011

11. In trappola

-Devo uscire... fatemi uscire!
Mi alzai aggrappandomi al piano del tavolo, troppo in fretta per una con una pancia come la mia: enorme, ingombrante, quasi grottesca sulle gambe rimaste snelle e sottili.
-Fatemi passare... per favore! Aprite la finestra!
Sentii che sarei morta se dell'aria fresca non fosse entrata subito nei miei polmoni. Corsi, sbattei contro qualcosa, inciampai ma non riuscii a fermarmi: non vedevo né volevo altro che la finestra, la porta finesta che dava sul giardino.
Mani, volti pallidi. Qualcuno urlò.
-Portatela fuori!
In pochi secondi fui in giardino, ma il respiro non volle saperne di arrivare giù nei polmoni. Si fermò in gola strozzandomi ed io ne ebbi sempre più disperatamente bisogno.
Tutto divenne  grigio e l'aria mi abbandonò, insieme alla coscienza di me stessa.

Ora sono circondata dall'acqua gelida, i vortici sbattono il mio corpo sulle rocce.
-Calma, calmatevi tutti. Edward, slacciale la camicia. Sbottonate i pantaloni...così. Indietro, lasciatela respirare!
Le voci arrivano ovattate e lontane.

L'acqua nera, l'aria. Aria, ho bisogno di aria. I polmoni schiacciati, inerti.
Sto morendo.
Una mano, è calda nell'acqua gelida.
- Respira, Bella! Respira!
Apro gli occhi, un fiotto di acqua salata.
-Ma che cosa ti è saltato in mente, eh? Non potevi aspettarmi?
Il dolore è così violento, così violento.
Le mani che mi stringono sono gelide.
Torno lentamente, inesorabilmente, nella vita che io stessa mi sono scelta.
Apro gli occhi... Dei visi perfetti, dagli occhi assurdi, mi fissano senza parlare.Respiro. Se non altro, respiro. Almeno, respiro.


-E' una cosa normale, Bella. Tu hai il bacino stretto, il bambino cresce e preme sul diaframma impedendo ai polmoni di espandersi. Purtroppo sarà sempre peggio, andando avanti con la gravidanza... Devi portare pazienza e stare calma, in fondo non manca molto. Se ti agiti, inneschi un circolo vizioso.
Seduta sul divano, con le gambe sollevate su un pouf e un bicchiere d'acqua in mano, cercavo di rilassarmi dopo il mio mezzo soffocamento. Mi chiedevo se