Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

giovedì 19 gennaio 2012

38. Born to run

Leah volava ed io con lei, abbarbicata al suo dorso. Avevo scoperto che se aderivo al suo corpo con tutto il mio per quanto mi era possibile, pancia e gambe e testa –e l’unico modo di farlo era contrarre energicamente i muscoli- mi era infinitamente più semplice restare in equilibrio; senza contare che i rischi di essere disarcionata per avere battuto la testa contro un ramo basso si riducevano notevolmente.
Non osavo parlare né tantomeno muovermi.
Le dita contratte attorno al pelo del collo, le nocche bianche per la tensione, mi dolevano quasi quanto le cosce che premevo ai suoi fianchi, come avevo imparato tanti anni prima frequentando ormai lontanissime lezioni di equitazione; ero anchilosata e sofferente ma non avevo il coraggio di cercare sollievo. Sentivo i muscoli poderosi del lupo contrarsi sotto di me e l’aria frustarmi il viso, due sensazioni regolari, senza soluzione di continuità. Niente scossoni, solo un moto armonico e potente che mi avrebbe incantata come una magia se avessi avuto testa e cuore liberi a sufficienza per apprezzarlo.Quanto tempo era passato da quando i lupi avevano attaccato? Ore, minuti? Nella mia percezione si trattava di secoli; un tempo lunghissimo durante il quale la lupa argentata non aveva mai rallentato, mai ceduto il passo, mai esitato in un salto.
Avrei voluto chiedere cosa stava succedendo. Ci eravamo lasciate alle spalle una battaglia nella quale persone care, pezzi di noi, stavano lottando per me. Leah certamente sapeva come se la stavano cavando i suoi fratelli, essendo connessa alla mente comune del branco; avevo la sola consolazione di immaginare che se fosse accaduto qualcosa di tremendo avrebbe in qualche modo reagito.
Dunque, nessuna nuova, buona nuova.

Passò altro tempo e il moto regolare della corsa del lupo cominciò a darmi la nausea; cercai di resistere ancora, ma alla fine dovetti arrendermi.
-Leah, sto male. Scusami, ho bisogno che ti fermi un attimo.
Un uggiolio che interpretai come uno sbuffo scocciato fece vibrare la grande cassa toracica sotto di me, ma la corsa non rallentò minimamente. Non leggevo il pensiero e non ero un licantropo, ma non era difficile decifrare il “Che palle, Swan, non ci penso nemmeno!” che la mia compagna mi aveva indirizzato.
-Ti supplico. Devo vomitare!
Questo invece funzionò. Era la pura verità.
Leah ebbe bisogno di qualche metro per rallentare, ma poi si arrestò in un piccolissimo spiazzo fra tre abeti; si chinò per farmi scendere e restò a guardare con uno sbuffo nervoso mentre io davo di stomaco appoggiata ad un tronco.
-Scusa, mi dispiace- borbottai, imbarazzata.
La solita piaga. La solita femmina da romanzo dell’Ottocento. Il solito peso inutile. Vedevo i pensieri della ragazza-lupo come se scorressero su un display luminoso appiccicato alla sua fronte.
Accennò con la grossa testa; dovevo risalire.
-Solo un attimo: dimmi cosa sta succedendo. Ti prego, non ce la faccio più. Stanno tutti bene?
Un mezzo ringhio.

No. Eh, no.

-Leah, crist...! Voglio. Sapere. Come stanno o non mi muovo, maledizione! Per favore! Ma ci godi a vedermi stare male? E basta, cazzo! Ho passato la notte assieme a nove vampiri, uno di loro si è bevuto il mio sangue davanti a me, da un bicchiere, ero convinta che non avrei rivisto mai più nessuno! Ti ho solo chiesto co… come stanno! E che cazzo! Ma vaffanculo, Leah!

Il lupo sgranò gli occhi. E io pure. Le ultime parole erano rotolate fuori assolutamente incontrollate dalla mia gola che adesso bruciava; non avrei mai creduto di riuscire ad urlare tanto forte.
Non so perché scelsi proprio quel momento per crollare, ma di fatto andò così. Ero rimasta chiusa in una specie di corazza di pietra per tutto quel tempo e ora qualcosa l’aveva sgretolata, o forse semplicemente andò in mille pezzi perché non era più necessaria. Cominciai a piangere rabbiosamente, seduta per terra, senza riuscire a smettere, colpendo il soffice tappeto di aghi di pino con il pugno chiuso, strappando fili d'erba con l'altra mano. Frignavo rumorosamente e senza alcuna dignità, quasi ululando, piena di rabbia e dolore.
Non era servito a niente, io non servivo a niente; nessuno voleva la mia stupida vita.
Jacob era ancora in pericolo per causa mia, non solo Jacob, un sacco di persone, e io avevo sbagliato tutto. Seth. Anche Seth. E Sam, e tutti loro... E questa stronza si rifiutava di dirmi se mio marito era ancora vivo e se stava bene e che ne era stato di tutti gli altri.

L’aria vibrò del fremito d’energia che conoscevo ormai molto bene; sollevai la faccia imbrattata di terra, moccio e lacrime e vidi la stronza, bella come una dea della foresta e completamente nuda, avvicinarsi a me seria e stupita.
-Ho perso i vestiti nella corsa, Swan. E avevo un ordine alfa ben preciso: corri e non fermarti fino a quando non te lo dico io. L’ha detto solo un attimo fa, puoi fermarti Leah.
Si avvicinò e si accovacciò accanto a me. Esitante e rude allo stesso tempo, mi circondò le spalle con un braccio.
-Stanno tutti bene, ma non possiamo fermarci; Jacob si starà già incazzando perché non mi sente più e non ne sa il motivo. Forza, andiamo. L’altro ordine alfa era a casa il più presto possibile.
Mi alzai barcollando; non osavo guardarla, non so se più imbarazzata dalla sua nudità o dalla sua bellezza o dalla vergogna per averla costretta a mutare con una scenata degna di una bambina.
-Non credere che non abbia apprezzato le buone intenzioni, Swan. Ma sei una mezza calzetta, dovresti rassegnarti e lasciare che gli eroi li facciamo noi, non credi?
-Vaffanculo, Leah. - Tirai su col naso. -Vuoi la…la camicia? Vuoi la mia camicia?
-Per farla esplodere tra un attimo? No. Forza, ci rimettiamo in viaggio. Ah, aspetta. Jacob ha detto di dirti due cose.
Ricominciai a piangere.
-E basta, cavolo! Forza, vuoi prima la bella o prima la brutta?
-…la bella. Sì, prima la bella.
-Bah, non te lo puoi immaginare?
-No. Dimmelo.
-Bleah. Dice che ti ama da morire. E questa me la pagherà. Dio, che roba.
-...La seconda? Forza, adesso voglio la... la brutta.
-Appena torna a casa farete i conti.

Ecco, questo mi piacque molto meno.
Leah mutò di nuovo, io mi arrampicai sulla sua groppa –partendo da terra era molto più difficile- e stavolta la corsa continuò senza interruzioni fino a quando la foresta si aprì, e in lontananza apparvero le prime case della riserva.
Prestai a Leah la mia camicia restando in canottiera e lei si coprì come poté. Fortunatamente la prima casa che incontrammo era proprio quella dei Clearwater; e niente auto della polizia parcheggiate fuori, grazie al cielo.
Sue doveva averci viste arrivare dalla finestra, perché apparve sul retro della casa e ci venne incontro stringendo in mano un paio di pantaloncini per la figlia. Ma scomparve subito, almeno per me. Perché un’altra sagoma fece capolino alle sue spalle; dopo un attimo di esitazione degli occhi troppo stanchi, riuscii a mettere a fuoco la figura di una donna con lunghi capelli neri, che portava in braccio due fagotti dalle scure testine ciondolanti.

Non vidi più niente, non sentii più niente, i muscoli rotti, lo stomaco distrutto dalla fame e dalla nausea, la gola che mi bruciava, le spine nelle mani, la fatica e la paura. Da qualche parte sorse una forza che spingeva per ricongiungersi alla parte più importante di me; mise in moto i muscoli intorpiditi, mi costrinse a correre e io volai a riprendere posto nella vita, fuori dall’abisso, finalmente respirando e non più in apnea, contro il corpicino caldo e minuscolo ed immenso come l’universo che era mio figlio.

* * *
Emily ci lasciò poco dopo; voleva che Sam la trovasse nella loro casa, al suo ritorno. Si era occupata di Elias proprio come avevo sperato, esattamente come se fosse stato suo. Mi raccontò che lo aveva allattato, che aveva tenuto i piccoli vicini e che mio figlio sembrava confortato dal contatto con Kiowa, perciò li aveva sempre messi a dormire nella stessa culla e tenuti in braccio insieme. Il piccolo sembrava non avere sofferto troppo la mia assenza; forse, sperai intensamente, non si era accorto di nulla.

Una pappa di Elias, una doccia e qualche medicazione più tardi, finalmente sprofondate tra i cuscini ricamati del piccolo salotto di Sue, ci preparavamo ad attendere il ritorno del branco e dei Cullen; nonostante le rassicurazioni di Leah, nessuna di noi sarebbe stata in grado di riposare davvero finché non li avessimo riabbracciati.
E io seppi a chi dovevo in particolare la mia vita e la mia liberazione.
Alice non mi aveva ascoltata, ovviamente.
Era stata presa dai rimorsi nemmeno un paio d’ore dopo che mi ero consegnata ad Aro e aveva stabilito –così aveva detto a Carlisle- che sarebbe stato più facile affrontare la mia rabbia piuttosto che quella di Edward, per avermi permesso di raggiungere i Volturi, o di Jasper, per essersene andata senza dare alcuna spiegazione. Io perlomeno non sarei stata in grado di staccarle la testa dal collo, aveva detto.
Così era tornata, aveva dato l’allarme, Carlisle aveva avvertito Jacob (“Non ti invidio per niente, Bella. Prepara una storia convincente per il mio caro alfa o non ne uscirai intera”) e i lupi avevano cominciato a battere la foresta attorno alla riserva, sempre più lontano fino a quando la traccia dei vampiri non era stata intercettata.
-E' stato Seth a sentirli per primo. Non per sminuirlo ma non è stato nemmeno così difficile, otto vampiri insieme fanno una puzza che neanche i cinghiali, credimi.
Leah, avvolta in una coperta, sorseggiava una tazza di tè.
-Siete stati dei pazzi. Avrebbero potuto… Ok, lo so, adesso sembra facile. Ma avrebbero potuto…
-Non avrebbero potuto niente, per chi ci hai preso? No, ok, non esageriamo. Diciamo che abbiamo avuto una buona idea e tanta fortuna. Carlisle aveva già spiegato a Jacob chi erano i più pericolosi e quali erano i loro poteri… Quando ha saputo che erano gemelli, Jake ha pensato a quel giochino di farne a pezzi uno per ricattare l’altro. La biondina è andata completamente in palla quando ha visto il fratello partire in tre direzioni diverse, ah ah ah!
La risata di Leah era sinceramente divertita ma per niente contagiosa. Mi veniva di tutto tranne che da ridere a figurarmi Jacob che affrontava Jane. Di stare male per lui ne avevo già avuto decisamente abbastanza durante la battaglia contro i neonati; anzi, ne avevo avuto a sufficienza per tutta la vita. Non lo sottovalutavo -come mi rimproverava lui- ma non riuscivo a non star male e non c'era niente da fare. Comunque... lui e Rosalie avevano neutralizzato quella strega. Non potei reprimere un moto di maligna soddisfazione... né evitare di pensare, come per contrapposizione, alla vampira con gli occhi come un lago. Era sopravvissuta alla battaglia? E chissà se Aro l'aveva...
Leah mi riportò fuori dall'incubo.
- Quil, Jared e uno di quelli giovani, David, hanno fatto a pezzi il vampiro ragazzetto prima che capisse cosa stava succedendo e poi sono partiti come dei razzi. Gli altri non sapevano se seguirli o difendersi! Dovevi sentire le bestemmie del cucciolo quando il braccio di Alec si divincolava… Bloccati quei due, il resto è stata una passeggiata. Ogni Cullen aveva uno di noi al fianco, hai presente le unità cinofile? Sai, siamo aumentati di numero, ormai posso dirtelo. Paul e Emmet si sono fatti quello più grosso, Carlisle e Sam hanno placcato quello con la mascella quadrata e Edward e Seth, che si capiscono al volo, hanno atterrato il capo, quello coi capelli neri lunghi. Edward… ma che ti ha fatto quello, Bella? Edward era su tutte le furie, una bestia feroce. Lo ha dovuto fermare Jacob, voleva ucciderlo su due piedi…

Non risposi. Non avevo nessuna voglia di rievocare l’orrore della notte trascorsa con Aro; mi limitai a mostrare a Leah la ferita sul braccio destro, che sua madre mi aveva medicato poco prima.
-Oh. Quando dicevi… bevuto? E’ quello?
-Sì. Parliamo d’altro, per favore. Ti prego.
Leah era euforica ed irriconoscibile, e non si fece pregare per darmi altri particolari sulla battaglia. Era allegra, fiera per come erano andate le cose e non la finiva più di spiegare come i lupi erano stati più abili dei vampiri eccetera eccetera. Ma c’era qualcosa che non mi tornava: mi aveva parlato di Edward? Per quel che ne sapevo io, il mio ex marito si trovava in Europa.
-Cullen è arrivato al momento giusto. Quando Carlisle gli ha detto che eri sparita è saltato sul primo aereo e si è fatto il resto della strada di corsa, non nego che anche i vampiri siano veloci, in effetti, ma la cosa più importante… Ehi, stai bene?

Edward.
Oh, cavolo, Edward. Ma non poteva smettere di amarmi? Mi sarei sentita molto meglio. Non sapevo ancora che la botta vera doveva ancora arrivare.
Mi asciugai le lacrime e feci cenno a Leah di continuare.
-Sì, è stato un grande. Credi di reggere un altro pezzo, se te lo racconto? Guarda che è una bomba.
-Vai, spara. Sono pronta.
In realtà non lo ero affatto, ma qualcosa mi diceva che non sarei riuscita a far tacere Leah.
-Il vampiro capo ha minacciato il dottore. Gli ha parlato di violazione della legge, di ribellione, complotto coi licantropi e bla bla. E il tuo ex ha salvato il culo a tutti.
-Edward? Edward ha… ehm, insomma, che ha fatto?
-Non solo lui, a dire il vero. Lui e Alice.
Cominciavo a capire. No, non poteva essere. Sperai di sbagliarmi.
-Che… che hanno fatto, lui e Alice?
Dovevo avere una faccia davvero strana, perché Leah rimase per un istante a fissarmi e quella che lessi sul suo viso era sincera preoccupazione.
-Mi dispiace. Si sono offerti di andare in Italia con loro, Bella. Il vampiro capo non stava più nella pelle dalla gioia… Edward in particolare si è offerto come… non so, ostaggio, garanzia. Garantisce per te; ha detto a quelli che starà con loro fino a quando tu sarai viva e che se trapelerà qualcosa sulla loro esistenza potranno rifarsi su di lui e ucciderlo. Il capo degli italiani lo voleva per sempre, non solo per qualche decennio, e si sono messi a contrattare. Poi anche il soldato, Jasper, si è offerto di andare con loro, per non lasciare la moglie, sai… E alla fine si sono messi d’accordo per... Ehi, stai bene?
Non cercai nemmeno più di trattenermi.
Lasciai le lacrime scorrere liberamente, travolta dal rimorso, dalla pena, dall’enormità del prezzo che avrei dovuto pagare io e che sarebbe stato pagato invece da Esme e Carlisle e da tutta la famiglia. I Cullen non esistevano più; tutto era andato a pezzi e la colpa non era nient’altro che mia.
Leah rimase imbarazzatissima a guardarmi.
-Ma… non capisco. Tu lo ami ancora?
-Leah- farfugliai- secondo te Sam non ti vuole più bene?
Mi guardò stralunata, come colpita da un fulmine.
-Ah. For... Certo. Certo che sì. A modo suo sì, accidenti a lui. Credo che darebbe la mano destra per vedermi sistemata con qualcuno, se non altro per smetterla di cuocere nei sensi di colpa…
-No, ti vuole bene e non avrebbe mai voluto farti del male. E anche il giorno in cui tu troverai un bravo ragazzo e ti sistemerai e sarai felice e contenta, lui ancora si sentirà una merda per quello che ti ha fatto. Leah, cavolo…
-..Sì?
-Vorrei che Edward mi odiasse. No, che si dimenticasse di me. No, che mi punisse. Non lo so. L’ultima… l’ultima cosa che volevo era che si rovinasse l’esistenza per me. E Alice… Alice no, non ce la può fare, non con i Volturi… Ho rovinato le loro vite, ho devastato la vita di tutti, dovrei essere io a…
-Il dottore la pensa diversamente, Bells.
Non mi ero accorta che la porta si era aperta. Non mi accorsi neanche che volavo come Leah ed anche più veloce; più rapida dei miei pensieri, fulminea come una freccia che lascia l’arco per raggiungere il centro del mondo, il nucleo da cui nasce la forza di gravità che ti tiene ancorata alla terra.
L’unica percezione che ebbi da quel momento in poi, sulla pelle di Jacob e stretta tra le sue braccia, fu calore puro.
Il mondo come era prima non c’era più; ero cambiata io, perciò anche tutto il resto era cambiato per sempre.
Ma almeno per un attimo sentii solo calore e finalmente un’invincibile, immensa pace.

Nessun commento:

Posta un commento

Potete scrivere qualunque cosa, se usate un linguaggio civile. Il contenuto per adulti non si porta dietro la volgarità nel mio blog. Sono graditi soprattutto commenti di tipo letterario e stilistico.