Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

domenica 15 gennaio 2012

37. Thunderstruck

Questa copertina, che amo in modo particolare, è stata realizzata da  Kukiness

I was caught In the middle of a railroad track
Thunder
of a lightning attack I looked round And I knew there was no turning back
Thunder
My mind raced And I thought, "What could I do" 
Thunder
And I knew There was no help, no help from you 
Thunder



Alla fine mi ero addormentata.
La paura e la stanchezza mi avevano sfinita e allora mi ero lasciata andare, confortata dalle parole della donna con le mani calde. Aro aveva bevuto il mio sangue... ma non gli interessava prendersi la mia vita, lo aveva detto lui stesso e io desideravo troppo credergli.Così avevo lasciato che il sonno mi inghiottisse, negli occhi ancora la visione luminosa di Jacob ed Elias; ero sprofondata e delle acque scure si erano richiuse sopra la mia testa.
Avevo già conosciuto quella sensazione.
Mi risvegliai in un letto che non era quello grande, a baldacchino, dove alla fine avevo ceduto.
Qualcuno mi aveva spogliata dell’abito rosso, che ora giaceva abbandonato su una poltrona in un angolo, patetico come ciò che resta quando si sgonfiano le illusioni. Le stesse mani che me l'avevano tolto, probabilmente, mi avevano infilato la camicia da notte tutta pizzi e merletti che avevo addosso.
Non mi sembrò il caso di chiedermi come fossi finita lì, né chi fosse stato ad occuparsi di me. Non volevo saperlo.
Un dolore pulsante ma sopportabile, poco sopra il polso destro, mi confermò che i fatti della sera prima non erano un incubo.
Era successo veramente... ma almeno ero viva.
Avevo passato la notte in una casa piena di vampiri ed ero viva; avevo trascorso ore nelle mani della creatura più sconvolgente che io avessi mai incontrato ma ero viva, dio santo, ero viva! E se, come avevo imparato, i miei sogni meritavano di essere presi in considerazione, sarei tornata a casa.
Sarei tornata a casa.
Questa consapevolezza mi diede una scarica di energia rabbiosa e mi svegliò del tutto.
Era così dolce avere di nuovo speranza, che mi sembrò valesse la pena anche solo di illudersi; perciò ricacciai le lacrime e mi preparai a sopravvivere anche quel giorno. Nascosi in fondo alla mente il pensiero di mio figlio, che appena sveglio mi avrebbe cercata e per la prima volta non mi avrebbe trovata, e del mio uomo al quale non avevo nemmeno detto addio; non avevo scelta, non potevo fare altro che essere coraggiosa.
C'erano i miei vestiti appesi ordinatamente nell'armadio e indossarli mi diede conforto.
Non riuscivo a capire che ore fossero; il sole era nascosto, come sempre, da un fitto strato di nubi.
La casa pareva deserta o congelata, come in attesa; non un suono, una voce o un fruscio, a parte quelli che io stessa producevo. Aprii la finestra; anche gli uccelli nella foresta erano stranamente silenziosi.
-Bizzarro, vero? Credo che sentano la nostra presenza. Gli animali fuggono quando noi ci avviciniamo, perfino gli uccelli.
La vampira chiamata Renata era entrata così silenziosamente che per quanto ne sapevo poteva benissimo essersi materializzata.
Era apparsa accanto a me e, in piedi al mio fianco, guardava dalla finestra le cime degli alberi quasi davanti ai nostri occhi. Ci trovavamo al piano più alto della casa.
Un'ondata di panico mi fermò il fiato e fece esplodere il battito del mio cuore, fuori da ogni controllo.
-Non devi spaventarti, nessuno qui ti toccherà; chi lo facesse non sopravviverebbe di molto alla propria stupidità. Aro ci tiene a te.
-Co… come lo sai?
Gli occhi rossi di Renata dovevano essere stati scuri come un lago, quando era in vita; ne conservava ancora la profondità, nonostante l'assurdo color rubino. Mi scrutò per un lungo attimo, come cercando di comprendere qualcosa.
-Ti vuole al mio posto, Isabella. Non l’hai ancora capito?
-Avrei dovuto? No.
-No cosa, cara?
Renata si mosse più lentamente, ma sempre leggera come un fantasma. Si spostò vicino alla poltrona e accarezzò con la punta delle dita lo splendido abito che avevo portato la sera prima. Non potei fare a meno di ricordare che quell'abito mi aveva resa bellissima, quasi irriconoscibile a me stessa. Come tutto quello che era accaduto.
-Io ero molto simile a te. Non così inaccessibile, certo. Infinitamente più devota, però, senza ombra di dubbio. Tu hai un uomo e un figlio da qualche parte; io non avevo nessuno, quando l'ho incontrato.
Senza il canto degli uccelli, il silenzio era strano e profondo. Renata sparì e riapparve di nuovo al mio fianco, davanti alla finestra, e di nuovo mi mostrò la profondità del lago.
-Io ho solo lui.
Senza togliere gli occhi dai miei.
-E’ la mia vita, Isabella.
-Oh. Oh. Mio. Dio. Io non… Io giuro che non voglio… Non ho alcun interesse. Io voglio solo, non chiedo altro che di tornare a casa mia, te lo giuro su…
-Quello che tu vuoi conta ben poco, cara. Scusami se sono così cruda. Caius ha ragione quando dice che la legge ti reclama; dovresti essere già morta da un pezzo. Morta, non trasformata. Ma Aro… Stranamente, Aro ti trova imprevedibile. Gli manca qualcosa per comprenderti veramente... Qualcosa che è morto con Didyme.
-Chi... chi è..
-Non ha importanza. Ti basti sapere che il mio Signore ha aspettato per millenni qualcosa del genere; non ti capisce fino in fondo, non legge la tua mente... La noia di sapere già tutto prima lo rende furioso, qualche volta, specialmente quando qualche stupido tenta di mentirgli. Tu invece… tu potresti realmente mentirgli. Mio dio, non so perché ti dico queste cose. Quando lo saprà mi ucciderà.
-Cosa mi avresti detto di così importate? Non hai fatto niente di male.
-Se devi stare con noi, dimentica il concetto di bene e male. E’ Aro che decide di volta in volta cosa è bene e cosa è male. No, non mi ucciderà forse, ma solo perché trova divertente la mia gelosia.
-Tu… tu sei gelosa di Aro? Tu...
Certo. Era ovvio.
-Io lo amo, sì. Perché credi che mi abbia scelta come sua guardia del corpo? Per il mio talento, certo. Ma anche perché sa perfettamente che non ci penserei un attimo, a morire per lui.
-Aro ha una moglie.
-Dio, sei così ingenua da sembrare stupida, qualche volta. Sì, Aro ha una moglie. Una moglie e tanti capricci. Ha tremila anni, Isabella. Io ne ho molti meno, e già non ricordo più cosa siano i legami e le leggi degli uomini. Quando dico che lo amo non so nemmeno più di cosa parlo esattamente. Ho accettato che mi facesse innamorare di lui sapendo della Signora, di Jane che spadroneggia nel suo letto, dei suoi capricci passeggeri, delle amanti e degli amanti che rende felici con visite a sorpresa in ogni parte del mondo. Pensavi che avesse passato tremila anni chiuso a Palazzo dei Priori? Aro non si nega niente, credimi. Niente. L’unica cosa che non riesce a fare è far scorrere il tempo all’indietro… Per il resto, ottiene tutto quello che vuole.
-Non voglio sentire altro. Non voglio!
-Resistigli pure, se vuoi. Questo ti renderà ancora più interessante… Sai, è come se questa barriera della tua mente lo avesse fatto tornare umano, in un certo senso. Proprio come se tu avessi fatto tornare indietro il tempo a quando non aveva alcun potere.
Renata si avvicinò a me e posò una mano fredda e delicata sul mio viso. Incredibilmente, per un attimo provai tenerezza per lei; poi la visione dei suoi occhi rossastri mi ricordò di cosa si nutriva, come tutti gli altri.
Feci un salto indietro e l'espressione della vampira mutò in un quieto disappunto.
-Non avere paura di me, io voglio esserti amica. Forse così non lo perderò del tutto. Vedi come siamo diverse? Jane ti ucciderebbe lentamente, facendoti soffrire il più possibile. Anche lei è orribilmente gelosa. Io cerco di… ingraziarmi la possibile nuova favorita. Sono patetica.
-Non ho nessuna intenzione di...
-Aro ama principalmente tre cose di te, se lo conosco un po', e io lo conosco, credimi. La tua inaccessibilità. Il tuo sangue straordinariamente profumato, che non vuole perdere tanto in fretta. E il potere del tuo scudo. Sarà molto più forte del mio, alla fine. Ma insomma... alla fine ero venuta solo per dirti… per vedere se hai bisogno di qualcosa e avvertirti che c’è del cibo umano pronto per te, nella sala più piccola al piano terra.
Si avvicinò alla porta per andarsene. Proprio all’ultimo momento, prima di richiuderla, si voltò a guardarmi ancora una volta.
-Vuole farti innamorare, credo, come ha fatto con me. Vuole la tua assoluta devozione. Vuole che per te non esista niente di più importante di lui.
-Non ci riuscirà mai, dovessi vivere mille anni.
Sorrise lievemente, come una schiarita improvvisa e troppo breve in un giorno di pioggia. Era bellissima.
-Non sottovalutarlo. E poi tu… tu sarai una splendida immortale. Ne ho viste tante e lo so. Forse impazzirà per te, chissà. E dopo, anche tu non saprai fare a meno di lui.
Mi lanciò un ultimo sguardo di compassione e mi lasciò sola.

Ci misi qualche minuto a ritrovare la calma, poi mi decisi a muovermi. Sopravvivere.
Scesi le scale in cerca della sala piccola e sentii le urla.
-Ne ho abbastanza dei tuoi fottuti capricci, maledizione! Sembri una cagna in calore! Se non facciamo quello che siamo venuti a fare in questo paese di barbari, nessuno ci prenderà più sul serio!
-Di nuovo sembri perdere di vista il nucleo della questione, Caius. Ti ho mai deluso? Quando avrò finito, la Guardia sarà più ricca di tre talenti di valore inestimabile… Certo, perché il piccolo Cullen volerà in soccorso della sorella e dell’ex moglie; non abbiamo visto chiaramente la potenza del loro legame? E dopo, senza la Veggente e senza Edward, i Cullen saranno solo un patetico gruppetto di hippies dalle abitudini alternative...
-E la legge? La punizione? La tradizione, per dio! Salviamo almeno le apparenze!
-Fratello mio, non alzare la voce, ti prego. Non vorrai spaventare la nostra piccola ospite? Buongiorno, Isabella. Vieni pure, non ci disturbi affatto.
Disturbavo eccome, a giudicare da come mi guardava Caius. Era evidente che, fosse stato per lui, sarei stata un mucchio di pelle ed ossa senza vita nascosto nella foresta già da parecchie ore.
-Isabella, discutevo appunto con mio fratello dei nostri programmi futuri. Non vuoi sapere la buona notizia?
-Qua… quale buona notizia?
-Accetto la tua proposta, mia cara!- rispose Aro battendo le mani per la gioia, entusiasta come un bambino a Natale. -Alla fine ne abbiamo compreso il valore… si tratta senz’altro di uno scambio conveniente. Torniamo in Italia, subito. Oh, dopo che avrai fatto colazione, ovviamente, e dopo che l’avremo fatta anche noi.
Dalla finestra sul davanti della casa, esattamente sul lato opposto a quello da cui eravamo entrati noi la sera prima, vidi avvicinarsi sul sentiero un piccolo gruppo di persone; la rossa vampira Françoise de Challant, la padrona di casa, indossava una divisa da guardia forestale e dietro di lei venivano due ragazzi e una ragazza dall’aria allegra. Portavano macchine fotografiche, binocoli al collo e zaini sulle spalle. Escursionisti. Avevo già visto una scena molto simile.
Per mia fortuna svenni di nuovo, prima che cominciasse l’orrore.

* * *
Mi svegliai perché l’aria fresca mi sferzava il viso e vidi per prima cosa gli alberi correre attorno a me, tanto velocemente da confondersi l’uno nell’altro, in strisce di colore scuro. Eravamo in rapido movimento e non era più Aro a portarmi. Era Renata.
-Ben svegliata. Stiamo tornando alle auto, Isabella. Tra poche ore saremo su un aereo ed entro sera in Italia. Non piangere… resta sveglia e lucida. Guardami.
-Co… come scusa?
-Resta sveglia e lucida. Sveglia e lucida.

Fu tutto talmente rapido che mi è estremamente difficile, ora, descrivere con esattezza quello che accadde.
Demetri emise un sibilo, qualcun altro gridò “Arriva qualcosa!”
Alec, che si trovava più o meno al centro della formazione, al fianco più esterno di Aro, sparì sotto le sagome di tre animali, sabbia, grigio chiaro e marrone; un orribile rumore simile a lamiera lacerata sconvolse l’aria, poi i tre animali partirono come fulmini in direzioni diverse, ognuno con qualcosa in bocca, e sono certa che tra le zanne di uno pendeva la testa di Alec, il viso gelato in un’espressione stupita.
Jane lanciò un urlo altissimo e in quel momento una creatura enorme dal pelo rossiccio la atterrò e le strappò un braccio, con una sferzata delle zanne scoperte.
Un lupo.
Un grande lupo rosso.
-Jake! Jake, no! Attento!
Per un attimo breve come un lampo mi vidi riflessa nella pupilla nera e sprofondai nell'amore che la riempiva, poi il lupo guaì in un modo straziante, ma non lasciò la presa; con un misto di gioia ed orrore insieme lo vidi assestare una zampata feroce sul visino angelico che tanto avevo temuto, ora stravolto dal terrore e diviso in due da un’orrenda ferita bianca, come una crepa su una maschera di porcellana.
-Non provarci o bruceranno il primo pezzo del tuo fratellino, strega!
Rosalie. Rosalie era al fianco del grande lupo rosso e gli dava manforte; di nuovo l’orribile rumore che risuonava da più direzioni, e Jane perse l’altro braccio.
-Leah! Presto!
Un lupo argentato, piccolo e snello, abbandonò lo scontro e sfrecciò velocissimo verso di me. Renata non si mosse, mi lanciò uno sguardo che non seppi decifrare e mi lasciò cadere praticamente sulla schiena di Leah. Mi aggrappai con entrambe le mani al pelo morbido del suo collo e strinsi le ginocchia più forte che potevo. Tutto attorno ringhii, urla e ovunque l'orribile rumore di lamiera spezzata. Dov'era? Lui, dov'era?
Leah scattò; Felix spiccò un balzo per fermarla, ma un lupo color sabbia saltò a sua volta e lo azzannò ad una gamba, mentre Emmet lo atterrava come avevo visto fare qualche volta dai giocatori di rugby. Quella fu l’ultima cosa che vidi; l’ultima che sentii fu invece la voce chiara e forte di Carlisle Cullen.
-Ferma i tuoi uomini, Caius! Aro, dobbiamo parlare!
Leah si lanciò tra gli alberi e cominciammo una galoppata che non si sarebbe arrestata tanto presto.
La donna del sogno, chiunque essa fosse, aveva ragione; i miei sogni avevano avuto ragione.
Stavo tornando a casa.
I rumori si affievolivano e presto furono coperti dal sibilo dell'aria; Leah volava più che correre, e in un attimo le sagome scure degli alberi che sfrecciavano ai nostri fianchi scomparvero, lasciando il posto alla luce.
Eravamo sulla cresta della montagna; alle mie spalle, più in basso in mezzo alla foresta, la battaglia infuriava ancora. Contro ogni mio desiderio, qualcuno per cui ero disposta a morire stava di nuovo rischiando la vita per me.

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