Una giornata dura, lunghissima, da dimenticare. Una giornata finita, quasi svanita sotto la doccia calda che ha lavato via polvere e sudore ma non potrà mai cancellare certe impronte, certi segni, certe cicatrici che bruciano come veleno. La carezza calda dell'acqua scende sulla schiena e scioglie i muscoli. Se esistesse qualcosa di simile per il dolore. Per la disperazione.
Starei qui per sempre, ma sempre è un tempo troppo lungo, un vuoto enorme che fa paura perfino quando guardo l'orologio e mi accorgo che sono sotto l'acqua solo da quindici minuti. Va bene, usciamo.
Avvolta nel grande asciugamano di spugna, mi pettino districando i capelli a fatica. Perché non riesco a separare la vista di me dagli occhi di lui? Perché penso che lo specchio sia vuoto, se non sono gli occhi di lui a guardarmi? L'assenza me lo riporta ad ondate, me lo fa sentire ancora più fortemente. Spengo la luce, come se il buio potesse in qualche modo confortarmi.
Mi butto sul letto, l'asciugamano si scioglie, come i capelli umidi sparsi sulle coperte. Una volta avrei ucciso chi mi avesse inumidito il letto, ma il dolore degli ultimi tempi ha alzato la mia soglia di sopportazione, assurdamente. In tutto. Sono stata fatta a pezzi, a mente fredda e senza anestesia, il resto non mi fa più nulla.
E poi ora ho altro a cui pensare.
Per esempio, a questa oscurità invitante, tenera, complice. Al fatto che la mia pelle così profumata e calda meriterebbe la carezza delle sue labbra. Al corpo di lui, l'ultima volta che è stato qui. A quando ancora non ci credevo, che ci sarebbe mai stata un'ultima volta. La mia mano scorre sul corpo fino alla piccola rotondità del pube, dove la peluria è ancora umida. E poi più giù, dove nostalgia e desiderio stanno cominciando a ferirmi dolcemente.
L'oscurità mi ha già chiuso gli occhi, e sognare è inevitabile. Cerco nella memoria i dettagli del suo volto, e il desiderio comincia a montare come la marea sotto la luna. Per qualche misteriosa ragione, mentre lo sento dentro di me, continuano a essere i suoi occhi ciò che desidero di più. Non riesco a lasciarli, anche se laggiù non sono gli occhi che sto immaginando a riempire il mio vuoto.
La mia mano si mette in disparte lasciando la scena alle dita, che scostano le pieghe della mia pelle più morbida. Dita sapienti, dita esperte, tenere e decise, perché la solitudine è una maestra amara ma molto, molto persuasiva.
So esattamente cosa devo fare, e comincio a farlo. Prendo un pò di umidità là dove ne è già scesa, generosamente, con gli occhi della mente fissi in un ricordo che non ho intenzione di lasciar fuggire tanto presto. Cerco il punto giusto, la piega che accoglie meglio, entro un attimo per bagnarmi di più, e poi comincia la carezza ritmica che dovrebbe, spero, accompagnarmi alla ricerca di un pò di pace.
Una voce bassa, concentrata e seria dall'angolo più oscuro della mia stanza. "Non fermarti, ti prego."
Vergogna. Rabbia. Una gioia devastante. Troppo per il mio cuore, troppo per la mia mente che va in tilt, perché lui non c'era e quindi non è possibile, no. Vergogna, pudore, urgenza. Vorrei morire.
Mi ha vista.
Imparo velocemente che non è saggio pensare di essere sola in una stanza buia, se il tuo amante abita tra due mondi, quello diurno e quello notturno dei sogni. Imparo che potrebbe esserci, anche se tu non lo vedi, e che può apparire al tuo fianco nello stesso tempo in cui tu chiudi gli occhi per ricordare.
E ricordo, ora, che si muove più silenzioso della notte.
Dolore, pudore e vergogna, sollievo. E' qui. Eccitazione. Non so chi vince, perché non riesco a muovermi.
"Continua. Fallo per me."
Lo stavo già facendo, per te. Era una canzone alla tua assenza, al vuoto della mia vita. Ma riuscirò mai a dirti di no? Su qualunque cosa? Se tu volessi il mio sangue, avresti anche quello. Senza un attimo di esitazione.
Mi libero completamente dall'asciugamano; so che lui vede perfettamente anche nel buio. Sento la carezza sfacciata dei suoi occhi, mi sdraio come ero prima e continuo, sapendo che i suoi occhi sono su di me.
Quando la mia schiena comincia ad inarcarsi e i muscoli sono più tesi, i glutei duri e contratti, quando il fiato comincia a farsi corto, silenziosa una mano si posa sulla mia e la avvolge, guidandola di nuovo a raccogliere gli umori adesso abbondanti. Le nostre mani si bagnano insieme, e lui le lecca entrambe. Non l'ho sentito muoversi, non l'ho sentito arrivare, ma non ne sono stupita. So anche che potrebbe uccidermi silenziosamente, e la sensazione di essere così indifesa, nelle sue mani, se possibile è ancora più devastante per la fragile barriera che protegge la mia lucidità.
Si sdraia accanto a me mentre le nostre mani danzano insieme, come in un lento tango, occupandosi della mia fame, della mia sete, della mia debolezza, del fuoco che percorre le mie vene, di curare la malattia sublime di cui sono vittima consenziente.
Ora scosta la mia mano e la danza prosegue in un assolo tutto suo, in cui la mia carne morbida ascolta sempre più ansiosa. Sono certa, certissima che in questo momento sono borderline, la soglia della pazzia è pochi, pochissimi millimenti più su del punto che lui ora accarezza con la punta delle dita, e sta esattamente in mezzo alle mie gambe aperte.
Agilmente si mette in ginocchio, solleva il mio bacino ed entra, riempiendomi completamente, attento ad arrivare in fondo. Non voglio rompere questo silenzio perfetto, ma un gemito mi sfugge. Mi chiude la bocca con la mano.
E' entrato, ma resta immobile. Penso che vuole farmi impazzire. Aggiusta solo la posizione, la mia carne e la mia pelle sono così tese attorno a lui, e le mie gambe attorno al suo corpo perfetto come un incubo che mi perseguita ogni momento, notte e giorno. E' entrato, ma non si muove, lui no. E' la sua mano che continua, no, un dito posato al culmine di tutte le terminazioni nervose del mio corpo. Finiscono tutte lì, ma non lo sapevo, lo so solo ora mentre lui ci sta giocando lentamente, consapevolmente. Si bagna il dito, scorre più lieve e la tortura si fa più sottile.
Non si muove e questo mi fa impazzire, potrei arrivare a pregarlo e ricordo di averlo fatto, quando era ancora mio. Non si muove e non mi permette di agitarmi, resta lì fino a quando tutto ciò che sono pulsa sotto il suo dito, vive per il suo dito che ora è più veloce, e più veloce, e più veloce, e lui è crudele perché non si ferma fino a quando la stretta multipla delle contrazioni che mi sconvolgono adesso, tutta attorno a lui, gli danno la conferma che mi ha vinta. Che adesso posso annegare.
Ma non è ancora finita.
Perché un pò crudele lo è davvero, e adesso tocca a lui. Sa che non gli negherò nulla. Ma sa anche che se continua, ora, sarà piacere e dolore, sarà ribellione, sarà un arrendersi e perdermi, ancora, per dargli quello che vuole.
Comincia la lenta danza che mi tortura, mi impedisce di fuggire, aumenta il ritmo del suo respiro mentre la musica si fa più veloce. Ora improvviso, inaspettato, mi lascia lasciandomi vuota, e subito dopo di nuovo le sue mani, dentro di me, e per istinto e all'istante le mie mani sulla sua carne. Al buio non sento che questo, il mio centro e il suo punto più caldo, le onde che percuotono entrambi, il ritmo che cresce, e dopo secondi eterni il mio urlo ed il suo, le nostre mani finalmente intrecciate.
Ora, abbandonate.
Le gocce della pelle umida che si posano sul letto disfatto. Insieme.
Il suo peso accanto a me, inaspettato. Un bacio leggero, più una carezza, l'uno sulle labbra dell'altro.
Una lacrima mi riga una guancia.
"Sei tornato".
Disclaimer
In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.
giovedì 28 aprile 2011
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