Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

martedì 19 aprile 2011

23. Extra: Jacob

Sono un coglione.
Saranno due ore che sto qui seduto con la testa tra le mani a rifletterci su e non c'è un cazzo da fare, sempre lì arriviamo.
Sono un coglione.
Un coglione su tutti i fronti. Come si dice? Un coglione multitask, che fa più figo. Un coglione a tante facce: poliedrico. Uh, come sono colto. Lato A, sono un coglione. Lato B, coglione di nuovo. Clap clap clap, applauso. Il poli-coglione.
L'ho portata da Sam e il Dottor Canino l'ha ricucita per bene: un ricamino da venti punti sulla schiena.
Ho ancora le mani rosse. Il suo sangue.



Oh, cazzo, Bells. Oh, piccola.
Non ce la faccio.
Non ce la faccio, e vomito di nuovo.
Devo essere proprio un bello spettacolo: un coglione di quasi due metri, nudo come un verme, puzzolente di sudore e di mal di stomaco, che piange attaccato a una pianta. Con le mani sporche di sangue. Se mi beccano Charlie o un suo collega sbirro, garantito che mi rinchiudono e buttano via la chiave. Fino a quando non confesso dove ho nascosto il cadavere e l'arma del delitto.
C'è solo una cosa che ho nascosto, invece: quanto sono coglione.
In quello sono stato davvero bravo.
Per esempio, lei non se n'è accorta che volevo azzannare Seth. Che figo che sono, eh?
Non s'è accorta nemmeno che se non avessi messo il tavolo tra noi due ce l'avrei sdraiata, su quel tavolo. E' stato più facile evitare di azzannare il moccioso piuttosto che evitare di... Oh, cazzo.

Lo so che piangevi, dietro quella porta.

Problemino, la commedia non regge più. Non dopo che non ho capito più niente. Non dopo che l'ho schiacciata contro un albero, che l'ho...
La tua bocca non va mai via, la sento ancora. Ancora, e ancora. E ancora. La tua bocca.
Certo, ho tutto sotto controllo. Seh, come no.
Coglione.
Ahia. Non ho perso l'abitudine di prendere a pugni gli alberi. Va bene che guarisco in fretta, ma fa male, cazzo se fa male.

Mai quanto ne ho fatto a te. Ho le mani rosse del tuo sangue... Ho le mani rosse. La tua bocca è rossa. Baciami, e facciamola finita, Bells. Sto morendo.

Calma, adesso. Devo pensare.
Sì, devo pensare.
Non ce la faccio.
Mi scoppia la testa.
Basta, lasciami andare, maledizione.
E allora scappo, corro.
Con le mani rosse del suo sangue. Con lo stomaco annodato e i muscoli a pezzi, perché sono ore che corro, e non riesco ad andare lontano. Perché ci ho anche pensato, ad andare lontano, ma non trovo più la strada. Perché il mondo gira intorno a questo fottutissimo posto, e se cerco di andarmene mi strozzo con una corda troppo corta.
Corro fino a sputare i polmoni, so di non essere lontano dal mare.
Non piove abbastanza forte per lavarmi le mani, per ripulirmi la mente. Vorrei lavare via tutto, quello che ho fatto, il suo odore, il sangue dalle mani.
La puzza del vampiro addosso a lei.
Non ce la faccio.

Sottile, sei sottile. Sei così piccola, come hai fatto a fare nostro figlio? Lasciati stringere... Ti ho quasi spezzata.

Le mie braccia, le mie braccia sono vuote.
Mi stringo per tenermi insieme, ma non funziona. Cos'è che mi fa più male?
Come ci sono arrivato, fino a qui? Alzo gli occhi, tra gli alberi la sua casa. La sua casa.
Il vento mi frusta più forte, ma mi fa bene. Sono solo ed è pazzesco ma ho freddo. Non voglio nessuno in questo cazzo di cervello già troppo incasinato.
Il mare, l'acqua nera sotto di me, il salto, il vento, ancora l'acqua.

Devo buttarmi e non ho il coraggio.
Devo aprire le braccia, lasciarmi andare.
Senza guardare, senza sapere esattamente quanto farà male.
Non sono mai caduto da così in alto.
Devo lasciarmi andare, mi devo spezzare per farlo.

Non è mai cambiato niente.
E' uno sputo in faccia, un pugno nello stomaco, un colpo al cuore. E' lo stramaledetto lupo che mi ha azzannato al collo. Non molla la presa, mi soffoca. Lui lo sapeva.
Non me ne sono mai andato.
Apro le braccia.

Aprimi le braccia.

Ancora un passo.

Lasciati andare, Jake.
Guardo nel vuoto e mi lascio andare.

Image: dan / FreeDigitalPhotos.net

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