L'inverno se ne andò, cedendo il passo ad una primavera ancora fredda ma inequivocabile. Salutai con rimpianto lo spettacolo del bosco coperto di neve, che avevo adorato in silenzio dalla finestra della mia stanza, e con esso, definitivamente, le mie speranze infantili che qualcuno o qualcosa di inaspettato cambiassero il corso delle cose prima dell'arrivo del mio piccolo sconosciuto.
Il ghiaccio sul fiume si era sciolto, e guardando l'acqua fluire di nuovo ne invidiavo la coerenza: nata per correre al mare, semplicemente lasciava che questo accadesse, e non c'era niente che potesse fermarla.
Solo io avevo fatto di tutto per alterare il naturale cammino della vita. E solo io, ora, rimanevo gelata ed immobile.
Eppure, anche se sembra incredibile, il ricordo che ho della mia gravidanza resta dolce; quando ci penso, perfino le cose più tristi e nere di quel periodo si sfumano nelle tinte tenui che sa avere talvolta la memoria.
Il ghiaccio sul fiume si era sciolto, e guardando l'acqua fluire di nuovo ne invidiavo la coerenza: nata per correre al mare, semplicemente lasciava che questo accadesse, e non c'era niente che potesse fermarla.
Solo io avevo fatto di tutto per alterare il naturale cammino della vita. E solo io, ora, rimanevo gelata ed immobile.
Eppure, anche se sembra incredibile, il ricordo che ho della mia gravidanza resta dolce; quando ci penso, perfino le cose più tristi e nere di quel periodo si sfumano nelle tinte tenui che sa avere talvolta la memoria.
***
E' cosa risaputa che i programmi possano andare a rotoli, ma per me è quasi la norma: me lo sarei dovuta aspettare, quindi, che anche il mio parto non avrebbe fatto eccezione. Sognavo di partorire in modo naturale, magari in acqua, con un sottofondo di musica lenta o veloce secondo l'ispirazione del momento; qualche dolore sopportabile e poi via, il pianto trionfale del mio bambino. Applausi, grazie.
Invece -forse a causa dell'insonnia, o perché mangiavo poco, o per tutte queste cose insieme- la situazione precipitò all'inizio di aprile, circa un mese prima della data prevista per il parto.
Successe semplicemente che mi sentii male in ospedale, dove ero andata per i controlli di routine, e i medici non fecero altro che trattenermi.
Di tutto quello che avvenne dopo, ricordo soprattutto il ritmo che mi trascinava mio malgrado, troppo veloce per me, scandito dai grandi orologi del reparto.
Il battito impazzito del cuore di mio figlio, che aumentava di frequenza col passare dei minuti.
Il momento in cui mi dissero che non si poteva aspettare oltre e il piccolo doveva assolutamente nascere.
L'orologio della sala operatoria, che mi annunciò che la sua vita fuori dal mio corpo era iniziata alle 18.25 dell'8 aprile.
La confusione di uno sciame di mani sul mio corpo, mentre la vista si offuscava ed il ritmo sfumava diventando via via più lento, fino al momento in cui non vidi né sentii più nulla.
A è un anatroccolo che non sa nuotare
B è una banana ancora da sbucciare
C è una chitarra suonata con amore
D è un desiderio che nasce in fondo al cuore
B è una banana ancora da sbucciare
C è una chitarra suonata con amore
D è un desiderio che nasce in fondo al cuore
E è un'emozione per un bel regalo
F è una farfalla che vola sopra un fiore
G è un gelato al sapore di vaniglia
H non so, non so a chi assomiglia
F è una farfalla che vola sopra un fiore
G è un gelato al sapore di vaniglia
H non so, non so a chi assomiglia
Fu di nuovo un orologio la prima cosa che vidi quando mi svegliai in camera mia, intorno alle undici di sera dello stesso giorno.
Il tocco di una mano fredda mi fece rabbrividire e mi aiutò a riprendermi.
-Edward...
Non era mio marito a premere delicatamente sul mio polso per contare i battiti cardiaci.
In piedi a fianco del mio letto, mio suocero, Carlisle Cullen, mi fissava silenzioso.
Se non avessi saputo che era impossibile che si sentisse stanco, avrei creduto che era era sfinito da una giornata molto dura, o angosciato da pensieri difficili da sopportare.
-Carlisle... cosa è successo?
Appena fui sufficientemente sveglia, realizzai che una larga fasciatura mi copriva il ventre e che, sotto, un dolore trasversale aveva appena cominciato a pulsare man mano che l'effetto dell'anestetico si affievoliva.
Mi ricordai immagini, sensazioni. La mia guancia su qualcosa di delicato. Due occhi spalancati in un viso piccolissimo. La mia stessa voce che salutava qualcuno: Benvenuto, amore mio, benvenuto.
Lui, o lei, non c'erano più.
Ero vuota.
-Dov'è? Dov'è il mio bambino?
Il silenzio di mio suocero mi riempì di terrore. Col tempo avrei scoperto che avere paura, per una madre, diventa una condizione naturale con la quale si impara a convivere, ma in quel momento non potei evitare di essere travolta da un tipo di incubo fino ad allora sconosciuto e di gran lunga più orribile di ogni altro mostro che fosse apparso fino a quel momento nella mia vita.
Carlisle si mosse per trattenermi con dolcezza mentre, a dispetto della ferita fresca e della fitta che mi punì subito, scattavo seduta rovesciando le lenzuola, sferzata dall'orrore della mia pancia vuota.
Poi finalmente parlò, col tono pacato e dolce di sempre, che però mi suonò stonato ed inadatto a una nascita, e fu solo un contributo in più al montare della mia paura.
-Tesoro, calmati, va tutto bene. Su, da brava, rimettiti giù, Bella.
-Carlisle, voglio mio figlio. Dov'è? Perché non è qui?
-Ci sono state delle complicazioni. Abbiamo dovuto occuparci di te, e poi anche di lui...
-...Lui?
-Sì, lui. Hai un figlio, Bella. Un bellissimo maschietto, sano e forte.
Lui.
...Abbiamo dovuto cucirti un po' e darti un paio di sacche di sangue... Ma ora è tutto a posto, e non avrai nessuna conseguenza, sono stati molto bravi in sala operatoria. E lui sta bene, abbiamo solo fatto delle verifiche...La voce di Carlisle mi arrivava da lontano, come da un sogno, mentre ripetevo a me stessa quel Lui.
Ho parlato io con i tuoi, non ti preoccupare, saranno qui domani mattina.
...La temperatura. Temevamo avesse la febbre, quindi presumibilmente un'infezione da qualche parte, ma abbiamo già gli esiti e tutti i parametri sono perfetti. E, Bella, ha quattro dentini, solo il germe. E' una cosa rara, ma può capitare....
-...denti? E' un... voglio dire... è...
-Un vampiro? No, Bella. Tuo figlio è assolutamente, completamente umano.
Carlisle abbassò lo sguardo. Avvertii chiaramente che c'era dell'altro e questo mi spaventò di nuovo.
-Perché Edward non c'è? Non sono ancora tornati?
Mio marito e i suoi fratelli erano a caccia, una di quelle loro cacce sanguinose che duravano qualche giorno, delle quali non avevo mai voluto conoscere i particolari.
-Sono tornati tutti. Edward non c'è, l'ho mandato io a Seattle a prendere... uhm, una medicina per il bambino.
-Una medicina? Per il bambino? Allora è vero! E' ammalato!
La mia voce suonava sempre più strozzata ed isterica.
Eravamo soli, e mio suocero si mosse liberamente alla velocità di cui era capace come vampiro. Me lo ritrovai vicinissimo ad accarezzarmi il viso, costretta a fissare i suoi occhi neri per la sete. Doveva essere rimasto accanto a me per ore, realizzai.
Stavo per impazzire dalla paura.
-Guardami, Bella. Va tutto bene. Ora vado a prendere tuo figlio, così vedrai tu stessa che... che va tutto bene.
Mi lasciò sola nella stanza quasi buia, in preda al tormento.
Ho parlato io con i tuoi, non ti preoccupare, saranno qui domani mattina.
...La temperatura. Temevamo avesse la febbre, quindi presumibilmente un'infezione da qualche parte, ma abbiamo già gli esiti e tutti i parametri sono perfetti. E, Bella, ha quattro dentini, solo il germe. E' una cosa rara, ma può capitare....
-...denti? E' un... voglio dire... è...
-Un vampiro? No, Bella. Tuo figlio è assolutamente, completamente umano.
Carlisle abbassò lo sguardo. Avvertii chiaramente che c'era dell'altro e questo mi spaventò di nuovo.
-Perché Edward non c'è? Non sono ancora tornati?
Mio marito e i suoi fratelli erano a caccia, una di quelle loro cacce sanguinose che duravano qualche giorno, delle quali non avevo mai voluto conoscere i particolari.
-Sono tornati tutti. Edward non c'è, l'ho mandato io a Seattle a prendere... uhm, una medicina per il bambino.
-Una medicina? Per il bambino? Allora è vero! E' ammalato!
La mia voce suonava sempre più strozzata ed isterica.
Eravamo soli, e mio suocero si mosse liberamente alla velocità di cui era capace come vampiro. Me lo ritrovai vicinissimo ad accarezzarmi il viso, costretta a fissare i suoi occhi neri per la sete. Doveva essere rimasto accanto a me per ore, realizzai.
Stavo per impazzire dalla paura.
-Guardami, Bella. Va tutto bene. Ora vado a prendere tuo figlio, così vedrai tu stessa che... che va tutto bene.
Mi lasciò sola nella stanza quasi buia, in preda al tormento.
I è un isolotto sperduto in mezzo al mare
L è il libro che mi vuoi comprare
M è il momento in cui mi sei vicino
N mi ricorda il naso di un bambino
L è il libro che mi vuoi comprare
M è il momento in cui mi sei vicino
N mi ricorda il naso di un bambino
Carlisle rientrò dopo una decina di minuti spingendo una piccola culla trasparente, dove stava un fagotto azzurro che avrebbe potuto tranquillamente essere scambiato per il giocattolo di una bambina.
Accostò la culla alla sponda del mio letto e un attimo dopo, fin troppo rapidamente, fu di nuovo alla porta. Poi, in preda ad un impulso di cui solo in seguito avrei compreso il significato, tornò sui suoi passi.
-E' un bellissimo bambino, Bella. Un bellissimo bambino...
Mi posò dolcemente un bacio sui capelli e se ne andò, senza più voltarsi indietro.
Presi il fagotto tra le braccia, e il mondo ricominciò a girare dalla parte giusta. Ovviamente mi misi a piangere tutte le lacrime mai versate sulla faccia della terra. Ero stata avvertita che si piange molto, in giorni così, ma non mi aspettavo né quell'alluvione, né che sarebbe stato così dolce.
Attaccai mio figlio al seno. Sapeva il fatto suo, il mio piccolo affamato, e si mise a poppare vigorosamente.
Non volevo più nessuno a disturbarci, adesso. Lui dormiva placido, col pancino pieno.
Entrambi in pace e finalmente da soli, accesi la luce sulla testiera del letto, mi sdraiai su un fianco e mi preparai a contemplare il piccolo accoccolato contro di me.
O è un orsacchiotto per giocare insieme
P è la pianta che viene dopo il seme
Q è il quadrifoglio trovato nella via
R è la rosa più bella che ci sia.
P è la pianta che viene dopo il seme
Q è il quadrifoglio trovato nella via
R è la rosa più bella che ci sia.
Volevo guardarlo a sazietà, contare le piccole dita. Toccare i suoi capelli, le orecchie. Volevo riempirmi di nuovo di lui.
Annusai la piccola fronte e la assaggiai con le labbra imparando il suo odore.
Scostai la copertina che gli copriva la testa, un unico ciuffo morbido di capelli nerissimi.
Continuava a dormire, coi pugnetti stretti; di tanto in tanto stropicciava le labbra in una smorfia, non avrei saputo dire se uno sbadiglio, o un buffo tentativo di articolare dei suoni. Accarezzai con il dito una manina, poi scoprii il braccio e lo percorsi fino alla piccolissima spalla. Era perfetto. Mio figlio.
Le mie dita erano bianchissime contro la sua pelle.
Carlisle aveva detto che...aveva la febbre? Ma anche che stava bene. No, non dovevo più preoccuparmi.
L'altra manina gli nascondeva in parte il viso, quindi la scostai per poter vedere meglio. Posai un bacio sulle dita minuscole, annusandole prima di adagiarle sulle fasce. Lui protestò debolmente, senza svegliarsi.Il suo viso.
La curva del mento, il naso. Diritto, fiero, solo molto, molto piccolo.
La fronte alta e intelligente, solo più dolce e arrotondata.
La carnagione ramata, di un colore caldo e conosciuto.
S è il sogno che ti piace fare
T è il tesoro che ognuno vuol trovare
U è l'ulivo colore dell'argento
V che cos'è, cos'è se non il vento?
T è il tesoro che ognuno vuol trovare
U è l'ulivo colore dell'argento
V che cos'è, cos'è se non il vento?
Ora sono costretta a raccontare in parole spezzate, in frasi scomposte che non mi sembrano mai quelle giuste per dirlo. Ma quello che accadde, in realtà, avvenne tutto nello stesso attimo, proprio mentre riconoscevo mio figlio e l'odore del suo corpo si imprimeva in me.
Ricordo che pensai di aver risolto il mistero dell'imprinting; non poteva essere nulla se non la forza invincibile che, da quel preciso momento, mi incatenava per sempre alla creatura che avevo messo al mondo.
Poi fu come se la mia coscienza si dividesse in più di un osservatore, ognuno con un compito preciso, per consentirmi di restare lucida. Fu come se la mia mente, divisa in quella percezione multipla e quasi delirante, fosse finalmente in grado di riconoscere anche la parte di me che avevo tenuta prigioniera per mesi.
Fui la belva pronta a combattere fino alla morte per difendere la prole, ma nello stesso momento ritrovai, con gioioso stupore, la Bella che pensavo distrutta per sempre. Mi ero creduta morta, e mi scoprivo viva. Avevo diciotto anni ed ero la figlia di Charlie, dormivo nella mia cameretta al piano di sopra in casa di mio padre. Uscivo in jeans e maglietta, con le cuffiette in testa, guidavo il mio vecchio rottame rosso. Passeggiavo sulla spiaggia di La Push, mangiavo con le mani sporche una fetta di pizza raccolta da un cartone...
Ora sapevo con certezza di avere una voragine nel petto, ma non più vuota: era un abisso traboccante d'amore, così copioso da inondare il mondo che aveva finalmente trovato il suo centro tra le mie braccia.Ero stata molte persone insieme, prima, ma tutto ciò che non era essenziale scivolò via frantumandosi, mentre io ero di nuovo intera. Ero io, perché mi vedevo nei suoi occhi.
E ne resta una, ultima tra tante
tra tutte quante è la più importante
Z come zucchero per il bimbo mio
zucchero è il bene che ti voglio io
tra tutte quante è la più importante
Z come zucchero per il bimbo mio
zucchero è il bene che ti voglio io
Erano occhi neri, liquidi, adulti, resi più profondi dalla lieve patina grigia dei neonati.
Vederli fu doloroso ed abbagliante, la striscia infuocata di una meteora nella notte, alla cui luce anch'io ora potevo vedere chiaramente me stessa. Vera come non lo ero mai stata.
Erano passate da poco le tre del mattino. Fuori dalla finestra la nebbia si dissolveva e la notte incominciava appena appena a scolorire; era solo un accenno di chiarore ancora lontano, ma avvertivo l'approssimarsi dell'alba.C'era qualcosa di drammaticamente urgente che dovevo fare, anche se avrei davvero voluto riposarmi; e sapevo che stavolta avrei dormito un sonno profondo e tranquillo. Ma non potevo dormire, non ancora.
Non mancava più molto al sorgere del sole, e gli occhi di Jacob mi guardavano dal viso di mio figlio.
Vederli fu doloroso ed abbagliante, la striscia infuocata di una meteora nella notte, alla cui luce anch'io ora potevo vedere chiaramente me stessa. Vera come non lo ero mai stata.
Erano passate da poco le tre del mattino. Fuori dalla finestra la nebbia si dissolveva e la notte incominciava appena appena a scolorire; era solo un accenno di chiarore ancora lontano, ma avvertivo l'approssimarsi dell'alba.C'era qualcosa di drammaticamente urgente che dovevo fare, anche se avrei davvero voluto riposarmi; e sapevo che stavolta avrei dormito un sonno profondo e tranquillo. Ma non potevo dormire, non ancora.
Non mancava più molto al sorgere del sole, e gli occhi di Jacob mi guardavano dal viso di mio figlio.
Z come zucchero per il bimbo mio
zucchero è il bene che ti voglio io
zucchero è il bene che ti voglio io
Image: Louisa Stokes / FreeDigitalPhotos.net
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