Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

mercoledì 19 ottobre 2011

28. Visioni-Parte Seconda


-Mi sei mancata.

Quando ero più piccola mi avevano dato fastidio le coppie appiccicose, quelle che dovevano sempre restare in qualche modo in contatto almeno con una mano o con i piedi sotto il tavolo, le spalle vicine quando non palesemente avvinghiati. Ben lungi dal parermi carini, li trovavo patetici se non addirittura ridicoli; mi trasmettevano una sensazione antipatica di esclusione, per non dire a volte di assoluto imbarazzo nel vederli scambiarsi effusioni in pubblico.
Ora, almeno, li capivo.
Quando Jacob mi aveva preso la mano e attirata a sé, tutto era tornato al suo posto e io respiravo di nuovo; era più semplice la vita stessa. Come potevo rinunciarci?
Forse un giorno sarebbe stato più facile stargli lontano, ma in quei giorni non riuscivo ad abituarmi alla sua assenza, anche se si trattava solo di poche ore.
Esattamente nello stesso modo non riuscivo ad abituarmi alla sua bellezza. Era uno stupore sempre nuovo, qualcosa che non aveva niente a che fare con i vestiti che aveva indosso o col modo in cui era pettinato. Con un paio di jeans neri di marca sconosciuta e un'altrettanto anonima maglietta nera che gli lasciava scoperte le braccia, Jake era splendido. La semplicità gli donava in modo incredibile e gli abiti su di lui erano qualcosa meno di un accessorio; avrebbe potuto tranquillamente ridersela di grandi firme, tagli perfetti e capi alla moda. Non ne aveva alcun bisogno.

Aveva i capelli umidi e la maglietta bagnata in qualche punto; non aveva perso tempo ad asciugarsi bene, dopo la doccia. Volli pensare che aveva fretta di correre da me.
-Anche tu mi sei mancato. Però...mi hai fatta arrossire. Ci hanno visto tutti.
-Ti ha dato fastidio? Non importa, ti avrei baciata lo stesso.
Mi diede un altro bacio e solo in quel momento sembrò accorgersi di Seth, ridotto a fare da spettatore al nostro incontro. Fino a quell'attimo lo aveva completamente ignorato; non lo aveva nemmeno salutato.
-...e poi magari serve a mettere in chiaro alcune cose, visto che c'è gente che si ostina a non capire.
Seth era cresciuto ancora. Ci feci caso perché mentre ringhiava contro Jacob i suoi occhi ormai stavano solo pochi centimetri più in basso.
Che diavolo stava succedendo?
-Chi sarebbe che si ostina a non capire?
-Tu, Seth. Vedi di farti gli affari tuoi.
-Lei è una mia amica e ha diritto...
-Vatti a cercare sul vocabolario cosa vuol dire "amica", moccioso.
-BASTA! Finitela tutti e due!
Non era la prima volta che mi buttavo in mezzo a due che stavano per darsele. Anche se stavolta si trattava di due armadi e io arrivavo a malapena all'ascella del più piccolo.
-...ci stanno guardando tutti, per la miseria!- aggiunsi, abbassando gli occhi e la voce.
Stavolta non ci capivo davvero niente: quei due che litigavano in quella maniera mi lasciavano incredula come se avessi visto un disco volante atterrare sulla pista da ballo. Seth si voltò stizzito e si allontanò, lanciando un'ultima occhiataccia a Jacob. Avrei giurato di sentire un brontolio cupo provenire dal petto del mio compagno.
Lo guardai perplessa mentre ancora seguiva Seth con lo sguardo, la mascella contratta, i muscoli delle braccia rigidi e gli occhi ridotti a due fessure. Non so perché, ma mi venne freddo. E non fui più tanto contenta di essere ad una festa; avrei voluto sedermi tranquilla in casa mia a pensare e cercare di capire cosa mi aveva turbata tanto in quella scena.


Fortunatamente fummo distratti da Kim che camminava nella nostra direzione seguita dal gruppo di ragazzi "nuovi" che Seth mi aveva già presentato.
-Ehi, Jake! Ben arrivato. Ciao, Bella. Li conoscete già? Loro sono Todd e Christian...
Jacob sorrideva ma non me la dava a bere, lo conoscevo troppo bene. La tensione del viso e un certo modo di tenere il busto rigido mi dicevano che era pronto a battersi e lo avrebbe fatto se Seth fosse ritornato con lo stesso atteggiamento. Tuttavia salutò cordialmente e strinse la mano ai nuovi arrivati.
-...lei è Jennifer...
-Benvenuta, Jennifer. Io sono Jacob.
- E lei è Diane.
E' vero, ero ipersensibile se si trattava di altre ragazze che si avvicinavano a Jake e dovevo ricordarlo a me stessa di tanto in tanto, per evitare di rendermi ridicola. Non che stessimo spesso in mezzo alla gente, ma le poche volte che era successo Jacob non era mai passato inosservato.
Questa volta però non furono le solite occhiate da pesce bollito da parte delle due ragazze ad irritarmi, quanto piuttosto la reazione di Jake. Qualcosa di così impercettibile che forse solo io me ne ero accorta: un lievissimo fremito, un battito di ciglia di troppo, un attimo di consapevolezza nello sguardo non più lungo di una frazione di secondo.
La conosceva? No, non la conosceva: sulla faccia di questa Diane era evidente che Jake era una novità. E allora che cavolo...?
Ne avevo abbastanza di non capire niente.

Mi sentivo logorata ed inquieta e avevo bisogno di una pausa.
-Mi volete scusare? Vado a prendere il golfino in macchina.
-Te lo vado a prendere io.
-No, grazie. Faccio volentieri due passi.
Mi allontanai rabbrividendo e stringendomi le braccia attorno al corpo, seguita ovviamente da Jacob.
Si muoveva come sempre in un modo straordinariamente silenzioso ma avvertivo la sua presenza dietro di me, ridotta ad un fruscio e ad una sensazione di calore che mi avvolgeva nonostante il nervoso che avevo addosso.
Era sempre un sollievo averlo vicino, in qualunque circostanza: perfino quando volevo restare sola.
La musica si affievoliva e così facevano le luci mentre lasciavamo il giardino e poi il prato dove erano parcheggiate le auto, dirigendoci verso gli alberi. Il posto ideale per una scenata, pensai.
Ero pronta a qualcosa, non so bene a cosa e sentivo che Jacob lo sapeva.
-Posso chiederti una cosa, Jake? Non rispondere subito, però. Pensaci bene.
-Tutto quello che vuoi.
-Seth è uno stronzo?
-Che cavolo... che domanda è?
-Hai capito bene. Rispondimi, per favore: Seth è uno stronzo? E' sleale coi suoi amici, soprattutto con quelli che venera fin da quando era un bambino? E' uno che ruba le ragazze agli altri? Dimmelo, Jake.
-No.
-Non è una delle persone più leali e buone che tu conosca?
-Lo è. Seth è mio fratello, oltre che mio amico.
-Ha dato segno di non starci tanto con la testa, ultimamente?
Sentivo la mia voce tremare leggermente e intanto Jacob, poco a poco, cambiava espressione. Anche nella penombra vedevo la comprensione nei suoi occhi, assieme ad una sorta di tristezza rassegnata, come fosse pronto a qualcosa di spiacevole.
Sospirò.
-No. Oltre al resto, è anche una delle persone più equilibrate che io conosca.
Ora ero io a fissare Jacob, le mani sui fianchi e le lacrime in tasca. Era sempre più chiaro che c'era qualcosa di non chiaro. Stavo cominciando a mettere insieme dei pezzi e mentre guidavo Jacob ad ammettere ciò che non volevo sentire il dolore cominciava a pungermi.
-E allora perché diavolo fa così? Perché ti sfida? Perché sembra non voler riconoscere quello che c'è tra me e te? Perché sembra avercela con te?
Mi mancava il fiato. Ero sulla strada giusta.
-Jacob. Cosa sa Seth che io non so? .
Respirai a fondo e andai in affanno.
Sapevo che potevo ancora fermarmi e ancora adesso non so spiegare perché non lo feci. Forse fu incoscienza più che coraggio.

Ho un vestito di crespo di seta nero, con qualche rosellina sparsa sullo sfondo. Jacob lo ama, dice che le rose hanno il colore della mia bocca e che quella scollatura, tagliata proprio così, lo eccita da morire.
E' l'unica ragione per cui non l'ho buttato.
Ho quel vestito e sta nell'armadio e quando lo metto ancora sto male.
E' il vestito che indossavo quella sera e ancora, solo a guardarlo, sto male.


Scegliamo sempre, anche tra due dolori, ciò che ci fa soffrire di meno e io forse ero arrivata ad un punto in cui avevo bisogno di sapere che cosa, esattamente, mi stava devastando.
Jacob allungò un braccio e mi prese una spalla per attirarmi a sé.
-Non toccarmi. E poi, e poi...
Fino in fondo.
-Chi è Diane?

* * *

-Bella, ti amo.
Perché stavolta non mi confortava sentire queste parole da lui? Perché mi ferivano, invece?
-Non ti ho chiesto questo.
-Però è l'unica cosa che conta.
Perché la nausea aumentava?
Lo stomaco mi si contrasse una prima volta. Il corpo di Jacob già mi diceva la verità che non volevo sentire: le spalle larghe leggermente curve, le braccia abbandonate lungo il corpo, lo sguardo triste e adulto ma più di tutto le parole non dette, che potevo quasi veder turbinare nel suo cervello, incapaci di uscire.
Forse avevo oltrepassato una soglia oltre la quale non si può tornare indietro, perché sapevo che non mi sarei fermata, stavolta, anche se continuare era come spingere un pugnale fino in fondo. Con le mie stesse mani.
Cercai di ricordare.
Cosa aveva detto Edward quel giorno nella radura...?
-Edward ha detto la verità.
Stavo solo parlando a voce alta con me stessa per convincermi. Non avevo alcun bisogno della conferma di Jacob, che nel frattempo mi si era avvicinato.
-Questa cosa ti farà soffrire inutilmente. Inutilmente, Bella, hai capito? Non voglio vederti stare male.

Allora fa male. Farà molto male. Lo sapevo.

La lama affondava, ancora. Più mi avvicinavo alla verità, più affondava. Ora mi squarciava il petto.
-Seth... Seth è venuto a cercarti, questo lo so. Ti ha trovato... Ecco, ci sono. Dove ti ha trovato? Certo, sta nella tua testa quando siete lupi e sa delle cose che io non so... Seth pensa che ti stai comportando male con me? O che non ti interesso? O tutte e due le cose. E' così, vero?
-Non dire idiozie. Non farmi così male, Bella.
Mi prese per le spalle.
-Ti amo. Come puoi dirmi queste cose? Cosa devo fare per dimostrarti che... Seth. Oh, cazzo. Seth è un po' annebbiato perché... per colpa di Sam, ecco perché. Pensava che tu non mi interessassi più, ha chiesto a Sam se secondo lui poteva corteggiarti, Sam si è fatto una grassa risata e gli ha detto di sì. Più che altro per far incazzare me. A fin di bene, dice lui... E ci è riuscito, dio se ci è riuscito! Comunque...
-E perché Seth pensava che tu non mi volessi più? Cristo, Jacob!
Mi divincolai e mi strinsi le braccia attorno allo stomaco, che bruciava e si rivoltava come una bestia ferita.

-Tu adesso mi racconti tutto- ansimai. -E vedi che faccia abbastanza male, perché altrimenti non ti crederò.

Mi sembrò che tacesse anche la musica, che non ci fosse più vento, che gli alberi fossero diventati silenziosi alberi di cristallo come quelli delle favole.
Jacob era una figura scura contro le luci lontane; il mio dio di ombra e di foresta, un braccio ancora teso verso di me.
Il silenzio divenne ancora più intenso.
Finalmente parlò.

Al suono delle sue prime parole, tutto ciò che non era ancora scomparso svanì .
Fui di nuovo nella mia cameretta, profondamente addormentata.
Lui se ne andava. Scavalcava silenzioso il davanzale della mia finestra, un raggio di quella luna bianca e incredibile colpiva il suo viso e qualcosa brillava. Lui se ne andava per permettermi di sposarmi; il mio vestito bianco splendeva come uno spettro sotto un raggio della stessa luna.
Chiesi in sogno a quella bambina che dormiva nel mio letto se dovevo permettere alla Voce di continuare e lei, desiderosa di riavere il tempo perduto, mi rispose di sì. Allora mi arresi definitivamente e mi preparai ad ascoltare, sapendo esattamente che stavo per tornare in quei lunghissimi mesi di buio.
Fino in fondo.
Seguii Jacob nella sua fuga notturna e poi nelle città anonime che non ci appartenevano; lo vidi vagare senza sapere dove dormire e dove mangiare. Lo vidi in luoghi dove non avrebbe mai messo piede in tempi più sereni e tra le braccia di sconosciute che aveva ferito devastando se stesso. Lo vidi fuggire verso la foresta per salvarsi.
-Sono stato un lupo per così tanto tempo, Bella, che ancora adesso a volte non so esattamente chi sono.
Vidi una lupa con dei cuccioli dormire tra le zampe di un grosso alfa rosso; vidi un altro grande lupo nero cercarlo e riportarlo indietro, come in un sogno, ma solo fino alla forma di uomo.
Vidi l'incontro con la donna dai capelli biondi e poi giorni sereni, giochi di bambini, incoscienza e guarigione.
Vidi quanto ero stata vicina a perderlo.
A perderlo.
Jacob parlava e la sua voce mi arrivava da lontano; la trance diventava più profonda.
Aveva nelle mani un carico di dolore e me lo offriva. Io allungai le mani e lo presi per me e lo misi nella voragine che mi si era aperta nello stomaco.
La visione si arricchiva di particolari e, man mano che tutto era più chiaro, la nausea montava e mi circondava salendo a spirale.
Seppi che conoscevo la donna bionda perché l'avevo vista davvero una notte, in modo inspiegabile e continuavo a vederla nella me stessa che non ero io, in un altro sogno più recente.

Ora conoscevo anche il suo nome ma mi rifiutavo di pronunciarlo; non volevo che esistesse, non volevo che avesse nome né corpo né realtà.
Ma esisteva e aveva amato Jacob.
E lui...
Un conato di vomito mi piegò in due.

Jacob continuava a parlare, rassegnato ed io avvertivo il suo dolore: raccontava tutto, feroce con se stesso quanto lo era con me. La Voce continuava a vibrare e imbastiva la trama del sortilegio.
Poi vidi l'ultima fuga. Un ritorno. Non era tornato da me.
-Ci sei andato a letto.
-Bella, noi...
-Sei andato da lei. Quando sei scappato l'ultima volta sei andato da lei, vero? Ci sei andato a letto?
Non rispose e io non ebbi bisogno di altro.
La Voce era magica e cattiva proprio perché non voleva ferire; mi faceva così male perché lui mi amava e io l'amavo ma questo non ci risparmiava dall'affrontare la verità. Era così calda e bella e così letale, la sua voce: sapeva dire quello che io non ero capace di dire ma anche devastarmi con la verità. Come si conciliava tanto dolore con quella voce ?

-Non mi giustificherò, Bella. Sarei un vigliacco e un bugiardo se lo facessi. Non rinnego niente, a cominciare dal dolore. Sarebbe come rinnegare quello che sono e quanto ti amo.

Ancora non lo fermai; lo lasciai continuare anche se quel suono magico aveva cominciato a tremare, perché ero pronta a prendere anche quel dolore. Ne volevo ancora, lo volevo tutto: stavolta volevo essere certa di non aver risparmiato niente a nessuno. Né a lui, né a me stessa.
Udii ancora qualcosa che non capivo più; l'essenziale era stato detto e forse dentro di me la voragine era colma, così le ultime parole mi arrivarono solo come suoni senza significato.
Poi finalmente la Voce tacque; aveva finito di tessere l'incantesimo.
La nausea mi diede un ultimo colpo, quello definitivo. Crollai contro un albero e vomitai, davanti agli occhi smarriti e impotenti del mio compagno, al quale impedivo di toccarmi con un gesto della mano, il palmo aperto e teso come uno scongiuro.

E' un romantico luogo comune quello che si pianga per amore. Quando si soffre davvero non si piange; le lacrime sono pulite, trasparenti e luccicanti. Quando si sta male davvero si vomita e non è per niente romantico. La puzza di vomito è l'odore del dolore.
Era molto peggio di quel che credevo.
Sapere che era stato di un'altra, credere che poteva esserlo ancora, almeno in parte, mi aveva piegata.
Ma conoscere la portata del dolore che gli avevo inflitto -il dolore che avevo accettato, preso dalle sue mani, ora lo vedevo- era troppo.
Costringerlo a cercare di sopravvivere.
Sapere che avevo rischiato di perderlo per sempre, nella forma del lupo o nel cuore di un'altra donna.
Sapere che lo avevo convinto di non essere niente.
Ecco, tutto questo mi spezzò.
Vomitai fino a quando non fui completamente vuota e le gambe non mi ressero più. Allora permisi a Jacob di avvicinarsi e mi accasciai fra le sue braccia.

* * *

-Amore mio, piccola mia. Tesoro, tesoro, bambina mia.

Jacob mi aveva presa in braccio e mi stringeva contro il suo petto. Biascicava qualcosa con la voce spezzata e quando appoggiò la guancia alla mia fronte la sentii bagnata.
Mi cullava dondolando dolcemente, come quando mi svegliavo di notte in preda agli incubi.
Mi sentivo debole e vuota; non avrei potuto nemmeno piangere, non ne avevo la forza.
Lui parlava ancora ma non era come prima: non era un sortilegio, era una ninna nanna e io volevo solo dormire. Le sue parole mi accarezzavano, basse, lente e costanti come il sussurrare di un corso d'acqua invisibile.
-Ti amo, ti amo, ti amo. Non hai neanche idea di quanto ti amo, Bells. Non stare male per favore...non stare male, io non immaginavo... Oh, Cristo, ti faccio schifo adesso, vero? Non ti chiederò più niente, non mi importa di niente, non esiste più niente, ci sei solo tu. Tu non stare male per favore... Non ti ho baciata solo per far incazzare Seth, lo devono sapere tutti che ti amo. Io non voglio essere il tuo amante, voglio essere il tuo compagno. Ti amo, piccola, ti amo, ti amo, ti amo. Non mi interessa se non mi ami. Non mi interessa se vuoi solo un padre per tuo figlio o un uomo vicino. Tieniti me, ti amo così tanto, Bells...
-Jake, io... io..
Mi stritolò contro il suo petto e ancora sentii la guancia bagnata.
-...ma sono un cretino, tu non stai bene. Ti porto a casa.
Si alzò in piedi sempre tenendomi in braccio e cominciò a camminare leggero tra gli alberi.
-Ti porto a casa e poi vado a prendere Elias da Charlie. Non ti preoccupare, va tutto bene, amore, va...
Si bloccò di colpo.
-Mi vuoi ancora, Bells?
Non riuscivo nemmeno a sollevare la testa. Mi limitai a stringere un po' la mano che avevo posato sul suo collo e a farfugliare un "Idiota" senza nemmeno aprire gli occhi.
Fu in quel momento che sentii altri passi, un rumore di rami spezzati e poi una voce che conoscevo.
-Fratello.
Jared.
Di nuovo mi sembrò che il silenzio fosse così forte da aver mutilato la foresta dai suoi mormorii abituali. Di nuovo scomparvero le luci e la musica della festa. Alzai la testa; Jacob e Jared si dissero qualcosa senza parlare, poi Jake annuì.
-Porto a casa Bella.
Jared scomparve di nuovo fra gli alberi, Jacob accelerò il passo e pochi minuti dopo eravamo nella Golf.
-Che cosa... che sta succedendo?
-Non lo so con esattezza, Bells, devo andare a vedere. Mi dispiace, amore mio, non vorrei lasciarti adesso, dobbiamo... Ma devo andare. Non posso neanche lasciarti da Charlie, non è sicuro. Oddio, non fraintendermi, Charlie è al sicuro. Tu invece devi restare alla riserva. Ti secca stare da sola per un pochino?
Mi baciò ancora. Dolce, appassionato, ancora letale. Stavo ancora troppo male.
-Andrò da Emily con Elias.
-No, non puoi farlo.
-Co... cosa hai detto? E perché mai? A lei farà piacere, Kay è ammalata e sarà solo felice di avere compagnia!
-Non è per non disturbarla.
Prese fiato e sputò finalmente l'ultima delle verità che dovevo ancora conoscere.
-Non puoi andare da Emily e Kiowa perché metteresti in pericolo anche loro due. E' te che vogliono.


Note. La notte prima del matrimonio di Bella è stata raccontata in "Time Out", qui

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