Ho! Ye Sun, Moon, Stars, all ye that move in the heavens,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the first hill!
Ho! Ye Winds, Clouds, Rain, Mist, all ye that move in the air,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the second hill!
Ho! Ye Hills, Valleys, Rivers, Lakes, Trees, Grasses, all ye of the earth,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the third hill!
Ho! Ye Birds, great and small, that fly in the air;
Ho! Ye Animals, great and small, that dwell in the forests;
Ho! Ye Insects that creep among the grasses and burrow in the ground,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the fourth hill!
Ho! All ye of the heavens, all ye of the air, all ye of the earth,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, consent ye all, I implore!
Make its path smooth — then shall it travel beyond the four hills!
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the first hill!
Ho! Ye Winds, Clouds, Rain, Mist, all ye that move in the air,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the second hill!
Ho! Ye Hills, Valleys, Rivers, Lakes, Trees, Grasses, all ye of the earth,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the third hill!
Ho! Ye Birds, great and small, that fly in the air;
Ho! Ye Animals, great and small, that dwell in the forests;
Ho! Ye Insects that creep among the grasses and burrow in the ground,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, I implore!
Make its path smooth, that it may reach the brow of the fourth hill!
Ho! All ye of the heavens, all ye of the air, all ye of the earth,
I bid you hear me!
Into your midst has come a new life;
Consent ye, consent ye all, I implore!
Make its path smooth — then shall it travel beyond the four hills!
Canti dei Nativi Americani - Benedizione per la nascita*
-Ciao, Bells.
Andai in pezzi.
Esplosi dentro, e seppi per certo che il cristallo aveva finito di rompersi. Che la crepa aveva finito il suo percorso.
L'ultima vibrazione aveva definitivamente scomposto i frammenti, e adesso dentro di me qualcosa brillava in mille arcobaleni incandescenti.
Non ero preparata, tuttavia, ad una simile ondata di dolore.
Mi chiesi se la gioia poteva fare così male, e quale fosse la radice di ciò che provavo, ma non fui in grado di darmi una risposta.
Esplosi dentro, e seppi per certo che il cristallo aveva finito di rompersi. Che la crepa aveva finito il suo percorso.
L'ultima vibrazione aveva definitivamente scomposto i frammenti, e adesso dentro di me qualcosa brillava in mille arcobaleni incandescenti.
Non ero preparata, tuttavia, ad una simile ondata di dolore.
Mi chiesi se la gioia poteva fare così male, e quale fosse la radice di ciò che provavo, ma non fui in grado di darmi una risposta.
Lui non si mosse, delicato ed attento, per non svegliare il piccolo.
Aveva parlato sommessamente, con la voce roca e calda che conoscevo.
La voce che, nonostante non la udissi da mesi, si rivelò essere così fortemente parte di me da risuonare antica e conosciuta, e allo stesso tempo completamente nuova, come una parola magica di guarigione. Come un Thalitha Kum, fanciulla alzati, un richiamo appreso in qualche era lontana da una me bambina, forse, in una chiesa alla periferia di Phoenix.
Fanciulla, risorgi.
Ciao, Bells.
Aveva parlato sommessamente, con la voce roca e calda che conoscevo.
La voce che, nonostante non la udissi da mesi, si rivelò essere così fortemente parte di me da risuonare antica e conosciuta, e allo stesso tempo completamente nuova, come una parola magica di guarigione. Come un Thalitha Kum, fanciulla alzati, un richiamo appreso in qualche era lontana da una me bambina, forse, in una chiesa alla periferia di Phoenix.
Fanciulla, risorgi.
Ciao, Bells.
Sentii la sua presenza in modo violento e la sua pelle toccare la mia nonostante la distanza, fino a bruciarla.
Mi imposi di ignorare le schegge di vetro spezzato che mi tormentavano. Volevo calmarmi e rispondergli.
Ciao, Bells.
Mi imposi di ignorare le schegge di vetro spezzato che mi tormentavano. Volevo calmarmi e rispondergli.
Ciao, Bells.
-Ciao, Jake.
-Eddai, smettila. Sembri una fontana- bisbigliò.
I suoi occhi sorridevano sotto le ciglia scure e fecero sorridere anche me, in mezzo alle lacrime.
-E' che sono molto seccata di vederti, ecco. Non hai nemmeno bussato.
Mi resi conto che se volevo restare lucida non dovevo guardarlo, e abbassai gli occhi, cercando un segno per terra, una qualunque entità insignificante cui ancorare la mia attenzione per non perdermi del tutto.
Dovevo ignorare il suo corpo.
Dovevo ignorare le sue mani.
Chiamai a raccolta le energie che mi erano rimaste e mi rinchiusi in uno scrigno di pietra.
Non riuscii però a rinunciare a toccarlo, almeno per accertarmi che fosse vero.
Ero scivolata a terra, rimasi a terra; mi spostai solo il tanto che bastava per avvicinarmi alle sue gambe.
In ginocchio, vi appoggiai la testa e le circondai con le braccia.
Lui sempre cauto e silenzioso mi posò una mano sui capelli.
Poco dopo riuscii a smettere di piangere.
Restammo così, senza parlare, ad ascoltare il respiro tranquillo di nostro figlio.
Non per molto, comunque. Fu il piccolo a ricordarci che dovevamo fare delle cose importanti, cominciando a brontolare sulla spalla di suo padre. Mi alzai e Jacob me lo porse con le sue grandi mani. Ci sfiorammo inavvertitamente, e la mia debolezza fu immensamente grata di avere altro a cui pensare, in quel momento. Non avevo forze a sufficienza per tutto.
Il mio bambino aveva fame, ma c'era anche da cambiare un pannolino. Un preoccupante odore che aleggiava nell'aria mi fece sorridere e tornare con i piedi per terra. Trovai la strada per il bagno, posai il piccolo sul fasciatoio e cominciai a spogliarlo, sotto gli occhi divertiti di Jacob che mi aveva seguita e che, ne sono certa, osservava tra le altre cose il contrasto tra le mie mani bianchissime e la pelle più scura di suo figlio.
-Ehi, mi somiglia. Con gli occhi aperti, voglio dire. Mi somiglia.
-Mmm, sì. Un pochino.
Alzò un sopracciglio.
-Ok, va bene. E' la tua fotocopia, più in piccolo, poverino.
Non ci riuscivo proprio, a fare la disinvolta. Ricominciai a piangere. Desiderai disperatamente che Jacob si avvicinasse, e mi toccasse, ma restava sulla soglia del bagno e guardava suo figlio.
Stupito. Luminoso. Bellissimo.
-Ehi, mi somiglia. Con gli occhi aperti, voglio dire. Mi somiglia.
-Mmm, sì. Un pochino.
Alzò un sopracciglio.
-Ok, va bene. E' la tua fotocopia, più in piccolo, poverino.
Non ci riuscivo proprio, a fare la disinvolta. Ricominciai a piangere. Desiderai disperatamente che Jacob si avvicinasse, e mi toccasse, ma restava sulla soglia del bagno e guardava suo figlio.
Stupito. Luminoso. Bellissimo.
-Come si chiama, Bells? Come lo hai chiamato?
-Ah... ehm. Non si chiama. Non ha un nome.
-Lo chiami con un fischio?
-Scemo. Veramente, ecco... volevo chiedere prima a te. Come volevi chiamarlo. Cioè, io un nome ce l'ho, ma volevo chiedere a te.
Una pausa di silenzio.
-Io non sono molto preparato in materia. Tu cosa avevi pensato?
Mi sentii improvvisamente imbarazzata. C'era un nome a cui ero arrivata, e per me era una dichiarazione d'amore che non volevo fare, non apertamente. Temevo che a dirla nel modo sbagliato, o nel momento sbagliato, avrebbe perso la magia con cui l'avevo cercata e trovata. E a parte questo... se semplicemente non gli fosse piaciuto? Se mi avesse trovata stupida o banale o ridicola?
Non avevo mai avuto paura di Jacob o del suo giudizio, io. Mai nella mia vita.
Ma questo non era Jake, era un sogno che diventava vero dopo averlo a lungo sognato. Qualunque cosa avrebbe potuto farlo svanire, come al mattino, quando un lievissimo movimento tra le coperte o un cambiamento della luce ti fanno varcare la soglia, e il sogno è perduto.
-Ah... ehm. Non si chiama. Non ha un nome.
-Lo chiami con un fischio?
-Scemo. Veramente, ecco... volevo chiedere prima a te. Come volevi chiamarlo. Cioè, io un nome ce l'ho, ma volevo chiedere a te.
Una pausa di silenzio.
-Io non sono molto preparato in materia. Tu cosa avevi pensato?
Mi sentii improvvisamente imbarazzata. C'era un nome a cui ero arrivata, e per me era una dichiarazione d'amore che non volevo fare, non apertamente. Temevo che a dirla nel modo sbagliato, o nel momento sbagliato, avrebbe perso la magia con cui l'avevo cercata e trovata. E a parte questo... se semplicemente non gli fosse piaciuto? Se mi avesse trovata stupida o banale o ridicola?
Non avevo mai avuto paura di Jacob o del suo giudizio, io. Mai nella mia vita.
Ma questo non era Jake, era un sogno che diventava vero dopo averlo a lungo sognato. Qualunque cosa avrebbe potuto farlo svanire, come al mattino, quando un lievissimo movimento tra le coperte o un cambiamento della luce ti fanno varcare la soglia, e il sogno è perduto.
Nel frattempo avevo ripulito il sederino di mio figlio e lo sciacquavo dopo avere controllato la temperatura dell'acqua.
Jacob non si perdeva un gesto, come facevo io quando lo osservavo trafficare sulle nostre moto. E una volta tanto mi godevo la sensazione di essere io quella esperta, con le mani abili, quella che sapeva che cosa fare. Il piccolo era tranquillo mentre lo maneggiavo con tutta la dolcezza che riuscivo a metterci; si guardava attorno con gli occhi bene aperti e sembrava curioso di conoscere il nome che gli sarebbe toccato. Il nome che mi ero covata e scaldata nel cuore fin da quando l'avevo visto e riconosciuto per quello che era.
Il mio piccolo sole.
Respirai forte e infine trovai il coraggio di dire il nome.
-Elias.
Mi sembrò superfluo annoiare Jake con le mie elucubrazioni biblico-letterarie. Ma avevo pensato subito al sole, Helios, al carro di fuoco. Ai nomi biblici che erano tradizione della famiglia, ad un uomo forte col dono della profezia assunto in cielo su un carro di fuoco. Perciò, Elias.
-Suona benissimo, Bells. Elias... Black.
Elias Black.
Gli piaceva. Mi sentii diventare rosso fuoco per il piacere, l'imbarazzo e la gioia. Mandai giù il nodo che avevo in gola, che proprio non se ne voleva andare, e riuscii ad aggiungere ancora qualcosa.
-Se non ti dispiace.... Elias Ephraim Black. Se non ti dispiace.
-Oddio, no, no! Perchè non Matusalemme Black allora?
-Ma che scemo! Perché il tuo trisnonno non si chiamava Matusalemme, no?
-Te l'ha messa in testa Billy questa cosa? Vado subito a parlargli.
-No, è un'idea mia. E ci tengo anche, Jake. A meno che proprio non ti faccia schifo, naturalmente.
-No, per carità, va bene. Anche perché lo diresti a Billy e lui poi mi darebbe il tormento.
Jacob non si perdeva un gesto, come facevo io quando lo osservavo trafficare sulle nostre moto. E una volta tanto mi godevo la sensazione di essere io quella esperta, con le mani abili, quella che sapeva che cosa fare. Il piccolo era tranquillo mentre lo maneggiavo con tutta la dolcezza che riuscivo a metterci; si guardava attorno con gli occhi bene aperti e sembrava curioso di conoscere il nome che gli sarebbe toccato. Il nome che mi ero covata e scaldata nel cuore fin da quando l'avevo visto e riconosciuto per quello che era.
Il mio piccolo sole.
Respirai forte e infine trovai il coraggio di dire il nome.
-Elias.
Mi sembrò superfluo annoiare Jake con le mie elucubrazioni biblico-letterarie. Ma avevo pensato subito al sole, Helios, al carro di fuoco. Ai nomi biblici che erano tradizione della famiglia, ad un uomo forte col dono della profezia assunto in cielo su un carro di fuoco. Perciò, Elias.
-Suona benissimo, Bells. Elias... Black.
Elias Black.
Gli piaceva. Mi sentii diventare rosso fuoco per il piacere, l'imbarazzo e la gioia. Mandai giù il nodo che avevo in gola, che proprio non se ne voleva andare, e riuscii ad aggiungere ancora qualcosa.
-Se non ti dispiace.... Elias Ephraim Black. Se non ti dispiace.
-Oddio, no, no! Perchè non Matusalemme Black allora?
-Ma che scemo! Perché il tuo trisnonno non si chiamava Matusalemme, no?
-Te l'ha messa in testa Billy questa cosa? Vado subito a parlargli.
-No, è un'idea mia. E ci tengo anche, Jake. A meno che proprio non ti faccia schifo, naturalmente.
-No, per carità, va bene. Anche perché lo diresti a Billy e lui poi mi darebbe il tormento.
Pensai che non era necessario, nemmeno per il secondo nome, dare tutta la spiegazione, anche perché Jake si era distratto e pareva molto assorbito dal modo in cui spalmavo di crema il culetto, chiudevo un minuscolo pannolino taglia zero, e infilavo a... a Elias. Sì, a Elias, una tutina pulita a righe colorate che esaltava il colore caldo della sua pelle e i suoi capelli scuri.
In realtà c'erano due ragioni per un nome così impegnativo.
La prima era che consideravo mio figlio l'erede di qualcosa di nobile. Discendeva da guerrieri forti e coraggiosi: perché non ricordarlo? Suo padre era il migliore, il più forte, e il suo primato aveva solo in parte a che fare con un diritto di nascita, come invece aveva spiegato lui, minimizzando, il giorno in cui mi aveva portata in braccio sulla montagna.
Avevo avuto modo di rifletterci, in quei lunghi mesi: mi ero convinta di quanto fosse grande Jacob anche con le mani sporche di grasso. Come un principe, anche se mi sentivo una bambina quando pensavo a lui in questi termini. Per me era importante che suo figlio ricordasse. Non era necessario che gli fosse rivelato proprio tutto, anzi mi auguravo con tutto il cuore che i geni del lupo non avessero mai la necessità di svegliarsi in lui. Ma doveva in qualche modo avere memoria della sua storia, e, se l'avesse voluto, conoscerla a fondo e per scelta personale amarla e prendervi posto.
E c'era un altro aspetto, una piccola sciocca speranza superstiziosa.
In fondo, era con Ephraim che i Cullen avevano concluso il trattato che sanciva la pace. Speravo che il vecchio Black, da ovunque si trovasse, proteggesse il suo nuovo nipotino e ci portasse un pò di fortuna in quel senso. Volevo ancora spiegarmi con Edward, riabbracciare Alice ed Esme e Rose, e tutti gli altri. Volevo la pace, volevo trovare un modo per conciliare tutto -mi illudevo che ancora esistesse un modo- e avevo bisogno di tutta la fortuna possibile per tentare di realizzare quel desiderio. Forse nonno Ephraim, che aveva trattato la pace la prima volta, avrebbe guardato giù per darmi una mano.
In realtà c'erano due ragioni per un nome così impegnativo.
La prima era che consideravo mio figlio l'erede di qualcosa di nobile. Discendeva da guerrieri forti e coraggiosi: perché non ricordarlo? Suo padre era il migliore, il più forte, e il suo primato aveva solo in parte a che fare con un diritto di nascita, come invece aveva spiegato lui, minimizzando, il giorno in cui mi aveva portata in braccio sulla montagna.
Avevo avuto modo di rifletterci, in quei lunghi mesi: mi ero convinta di quanto fosse grande Jacob anche con le mani sporche di grasso. Come un principe, anche se mi sentivo una bambina quando pensavo a lui in questi termini. Per me era importante che suo figlio ricordasse. Non era necessario che gli fosse rivelato proprio tutto, anzi mi auguravo con tutto il cuore che i geni del lupo non avessero mai la necessità di svegliarsi in lui. Ma doveva in qualche modo avere memoria della sua storia, e, se l'avesse voluto, conoscerla a fondo e per scelta personale amarla e prendervi posto.
E c'era un altro aspetto, una piccola sciocca speranza superstiziosa.
In fondo, era con Ephraim che i Cullen avevano concluso il trattato che sanciva la pace. Speravo che il vecchio Black, da ovunque si trovasse, proteggesse il suo nuovo nipotino e ci portasse un pò di fortuna in quel senso. Volevo ancora spiegarmi con Edward, riabbracciare Alice ed Esme e Rose, e tutti gli altri. Volevo la pace, volevo trovare un modo per conciliare tutto -mi illudevo che ancora esistesse un modo- e avevo bisogno di tutta la fortuna possibile per tentare di realizzare quel desiderio. Forse nonno Ephraim, che aveva trattato la pace la prima volta, avrebbe guardato giù per darmi una mano.
Elias era pronto per mangiare, ma non volevo allattarlo davanti a Jacob.
Mi sentivo arrossire solo all'idea di sbottonare la camicia davanti a lui.
L'intimità fra di noi, ammesso che ci fosse mai stata davvero, era qualcosa di dimenticato o perduto. Comunque tutto era nuovo e diverso e sconvolgente. E io ero quasi al mio limite: volevo restare sola e liberarmi dalla gioia tormentosa della sua presenza. I miei nervi erano sfiniti e tesi, pronti a sbriciolarsi come porcellana.
Jacob aveva fatto un passo avanti ed era entrato in bagno. Lo riempiva quasi tutto, e io percepivo il suo calore, e nello stesso momento sapevo che per me era inaccessibile. Che non avrei potuto toccarlo.
E che era luminoso, e stupito dalla realtà concreta dell'esistenza di suo figlio, e talmente bello da farmi dannatamente male.
Compresi, all'improvviso, che se avesse voluto abbracciarmi lo avrebbe fatto appena mi aveva vista.
Non lo aveva fatto.
Mi sentivo arrossire solo all'idea di sbottonare la camicia davanti a lui.
L'intimità fra di noi, ammesso che ci fosse mai stata davvero, era qualcosa di dimenticato o perduto. Comunque tutto era nuovo e diverso e sconvolgente. E io ero quasi al mio limite: volevo restare sola e liberarmi dalla gioia tormentosa della sua presenza. I miei nervi erano sfiniti e tesi, pronti a sbriciolarsi come porcellana.
Jacob aveva fatto un passo avanti ed era entrato in bagno. Lo riempiva quasi tutto, e io percepivo il suo calore, e nello stesso momento sapevo che per me era inaccessibile. Che non avrei potuto toccarlo.
E che era luminoso, e stupito dalla realtà concreta dell'esistenza di suo figlio, e talmente bello da farmi dannatamente male.
Compresi, all'improvviso, che se avesse voluto abbracciarmi lo avrebbe fatto appena mi aveva vista.
Non lo aveva fatto.
-Jake... ti spiace, ehm, lasciarci soli? Devo allattarlo.
-Lo faccio io. Come si prepara la bottiglia?
-La bottiglia non serve, e non puoi farlo tu. Lo allatto io. Cioè... con il mio latte.
Certamente mi vide diventare paonazza. Pareva sempre più divertito, ma qualcosa lo spinse a non infierire.
-Va bene, me ne vado. Ad un patto, però.
-...?
-Domani i pannolini glieli cambio io. Sono certo di essere molto più bravo di te.
-Lo faccio io. Come si prepara la bottiglia?
-La bottiglia non serve, e non puoi farlo tu. Lo allatto io. Cioè... con il mio latte.
Certamente mi vide diventare paonazza. Pareva sempre più divertito, ma qualcosa lo spinse a non infierire.
-Va bene, me ne vado. Ad un patto, però.
-...?
-Domani i pannolini glieli cambio io. Sono certo di essere molto più bravo di te.
Mi lanciò un sorriso e se ne andò, borbottando un "A domani" prima di chiudere la porta dietro di sè.
E la casa, i colori, le luci e le ombre, all'improvviso furono di nuovo normali e vuote.
Non aveva nemmeno fatto finta di insistere per restare. Se ne era andato davvero.
Il sollievo per i miei nervi provati fu solo un breve attimo e la sofferenza arrivò quasi subito.
Mentre allattavo Elias mi resi conto che avevo cominciato ad attendere che Jake tornasse, fin dai primi rintocchi dell'orologio appeso sopra la cucina. Le ore si sarebbero frantumate in minuti e i minuti in secondi, interminabili. Mi resi conto con orrore che il tempo mi sarebbe sembrato vuoto in attesa di rivederlo.
Perché non avevo più alcun controllo: dipendeva tutto da lui. Ero angosciata, come se da un momento all'altro avesse potuto scomparire di nuovo senza tornare mai più.
E la casa, i colori, le luci e le ombre, all'improvviso furono di nuovo normali e vuote.
Non aveva nemmeno fatto finta di insistere per restare. Se ne era andato davvero.
Il sollievo per i miei nervi provati fu solo un breve attimo e la sofferenza arrivò quasi subito.
Mentre allattavo Elias mi resi conto che avevo cominciato ad attendere che Jake tornasse, fin dai primi rintocchi dell'orologio appeso sopra la cucina. Le ore si sarebbero frantumate in minuti e i minuti in secondi, interminabili. Mi resi conto con orrore che il tempo mi sarebbe sembrato vuoto in attesa di rivederlo.
Perché non avevo più alcun controllo: dipendeva tutto da lui. Ero angosciata, come se da un momento all'altro avesse potuto scomparire di nuovo senza tornare mai più.
Chiamai Charlie poco dopo per dargli la grande notizia: ero pronta a firmare tutte le carte con le quali mi aveva perseguitata, ed anche Jacob lo era. Perciò con un giro di telefonate organizzammo in fretta un incontro alla City Hall di Forks, per incontrare la povera impiegata che, grazie all'interessamento -e alle pressioni al limite dell'ortodosso- di mio padre, aveva tenuto ferma la pratica di riconoscimento di mio figlio. Essendo scaduti i termini, la registrazione della nascita avrebbe preso una strada un pò più complessa del normale. Non sarebbero bastate delle firme su qualche modulo: sarebbe stato necessario portare dei testimoni, fare dei ricorsi, delle pratiche aggiuntive. Questo significava, in prima battuta, che il viaggio a Forks si sarebbe trasformato in una gita sociale.
Chiamai a casa Black per dare i dettagli dell'appuntamento, e Jacob mi stupì.
-C'è una cosa che dovremmo fare domani mattina, Bella, prima di andare a Forks. Ma sarà molto presto, dovrei venire a prenderti prima dell'alba. E' un problema?
-Uhm, no... Io sarò sveglia, come al solito, e Elias non si interessa all'argomento se sta in braccio a me.
-Allora vengo domani mattina diciamo alle cinque?
-Va bene. Non posso sapere di che si tratta?
-Fidati di me, non è niente di cui tu non abbia già avuto un'idea. Ma sarà un sorpresa.
****
Jacob e Billy vennero a prendermi insieme, con la Golf, che era stata attrezzata con un ovetto portabebé a tempo di record. Il solito Jake che pensava a tutto.
Con mia grandissima sorpresa, ci dirigemmo verso First Beach. E sulla spiaggia, attorno ad un fuoco, davanti al sole appena nato, c'era ad attenderci tutto il branco, con le compagne, Sue e il vecchio Ateara.
Fu lui ad accoglierci e, dopo che Billy e Jacob ebbero preso posto accanto a lui e Sam, alla testa del cerchio rivolta ad Est, fu ancora lui a prendere tra le braccia Elias, a sollevarlo e a mostrargli il sole nascente.
Non capii ovviamente un accidente delle parole che vennero pronunciate in lingua Quileute, ma il sorriso di Jacob e di suo padre era commosso e compiaciuto, e tanto mi bastò.
Con mia grandissima sorpresa, ci dirigemmo verso First Beach. E sulla spiaggia, attorno ad un fuoco, davanti al sole appena nato, c'era ad attenderci tutto il branco, con le compagne, Sue e il vecchio Ateara.
Fu lui ad accoglierci e, dopo che Billy e Jacob ebbero preso posto accanto a lui e Sam, alla testa del cerchio rivolta ad Est, fu ancora lui a prendere tra le braccia Elias, a sollevarlo e a mostrargli il sole nascente.
Non capii ovviamente un accidente delle parole che vennero pronunciate in lingua Quileute, ma il sorriso di Jacob e di suo padre era commosso e compiaciuto, e tanto mi bastò.
Turned by the Winds goes the one I send yonder,
Yonder he goes who is whirled by the Winds,
Goes where the four hills of life and the Four Winds are standing,
There into the midst of the Winds do I send him,
Into the midst of the Winds standing there!
Yonder he goes who is whirled by the Winds,
Goes where the four hills of life and the Four Winds are standing,
There into the midst of the Winds do I send him,
Into the midst of the Winds standing there!
Poi mio figlio, allo stesso modo, fece la conoscenza degli altri tre punti cardinali, davanti al mare luccicante che preannunciava una splendida giornata. E infine atterrò in braccio al nonno, che gli mormorò qualcosa all'orecchio, qualcosa che evidentemente doveva rimanere segreto.
Mentre un applauso e gli urli dei ragazzi concludevano il momento più formale, Jake ebbe pietà di me e mi spiegò che Elias aveva appena ricevuto il suo nome Quileute e il benvenuto della tribù. Non poteva andare ad affrontare le scartoffie dei visi pallidi, mi disse ridendo, senza il supporto della sua gente. Insomma, quello fu il primo battesimo di mio figlio. Piansi, ovviamente.
Non avrei conosciuto tanto presto il suo nome Quileute; sarebbe rimasto segreto fino a quando lui stesso fosse stato in grado di ricordarlo e pronunciarlo.
-Ma la fate per tutti questa cosa, Jake?
-Diciamo che per qualcuno è quasi obbligatorio- mi sorrise, leggermente imbarazzato. -Comunque il vecchio Quil lo fa per chiunque glielo chieda.
Mentre un applauso e gli urli dei ragazzi concludevano il momento più formale, Jake ebbe pietà di me e mi spiegò che Elias aveva appena ricevuto il suo nome Quileute e il benvenuto della tribù. Non poteva andare ad affrontare le scartoffie dei visi pallidi, mi disse ridendo, senza il supporto della sua gente. Insomma, quello fu il primo battesimo di mio figlio. Piansi, ovviamente.
Non avrei conosciuto tanto presto il suo nome Quileute; sarebbe rimasto segreto fino a quando lui stesso fosse stato in grado di ricordarlo e pronunciarlo.
-Ma la fate per tutti questa cosa, Jake?
-Diciamo che per qualcuno è quasi obbligatorio- mi sorrise, leggermente imbarazzato. -Comunque il vecchio Quil lo fa per chiunque glielo chieda.
Più tardi, accompagnati da un comitato che comprendeva Billy, Sue, Sam, un Charlie visibilmente sollevato ed orgoglioso ed una Emily dondolante e radiosa, Jacob ed io ci recammo a Forks per svolgere il nostro primo compito di genitori. Firmammo tutte le carte necessarie a riconoscere congiuntamente il nostro bambino, e terminata la parte più noiosa i due nonni offrirono da bere ai presenti.
La sera ci fu la solita grigliata di hamburger e hot-dog con la solita gara di abbuffata di panini tra Paul e Jacob. Con la differenza che stavolta anche Seth, che non era più da tempo il piccolo Seth che ricordavo, dava del filo da torcere ai due stomaci più spaziosi di tutta la riserva. Notai come i suoi lineamenti all'epoca infantili si fossero trasformati in quelli di un giovane uomo dall'aria dolce e matura. Tanto per cambiare, bellissimo.
Facemmo onore al cibo, alla compagnia e al ritorno di Jacob, che non pareva seccato di avere perso il ruolo di primadonna in favore del nuovo membro della tribù. Anzi, la sua gioia era palpabile e luminosa.
Sedeva tra suo padre e Sam, con Elias in braccio, e i riflessi dorati delle fiamme rendevano i loro volti selvaggi e fiabeschi.
Nessuna macchina fotografica avrebbe potuto catturare quella magia, ma io li osservavo e mi impegnavo per scolpire nella memoria i dettagli di quell'immagine e tutte le parole che evocava dentro di me. Con la speranza di riuscire ad affidarle ad un foglio di carta appena mi fosse stato possibile .
Quando le fiamme si esaurirono e rimasero solo poche scintille rossastre ad arrampicarsi nel buio della notte, gli anziani decisero che era ora per tutti di ritirarsi.
Jacob mi accompagnò a casa. Quando aprii la porta non mi seguì, si fermò sul patio.
-Ci sono Jared e Brady qui fuori. Ho lasciato a loro il primo turno, è molto più pesante alzarsi nel cuore della notte che andare a letto un pò più tardi. Fra quattro ore ci sarò io con Leah.
Posò un bacio sulla testina di Elias, e uno sui miei capelli.
-C'è sempre stato qualcuno a fare la guardia, da quando vivi qui, Bella. Siete al sicuro, puoi riposare tranquilla.
Sedeva tra suo padre e Sam, con Elias in braccio, e i riflessi dorati delle fiamme rendevano i loro volti selvaggi e fiabeschi.
Nessuna macchina fotografica avrebbe potuto catturare quella magia, ma io li osservavo e mi impegnavo per scolpire nella memoria i dettagli di quell'immagine e tutte le parole che evocava dentro di me. Con la speranza di riuscire ad affidarle ad un foglio di carta appena mi fosse stato possibile .
Quando le fiamme si esaurirono e rimasero solo poche scintille rossastre ad arrampicarsi nel buio della notte, gli anziani decisero che era ora per tutti di ritirarsi.
Jacob mi accompagnò a casa. Quando aprii la porta non mi seguì, si fermò sul patio.
-Ci sono Jared e Brady qui fuori. Ho lasciato a loro il primo turno, è molto più pesante alzarsi nel cuore della notte che andare a letto un pò più tardi. Fra quattro ore ci sarò io con Leah.
Posò un bacio sulla testina di Elias, e uno sui miei capelli.
-C'è sempre stato qualcuno a fare la guardia, da quando vivi qui, Bella. Siete al sicuro, puoi riposare tranquilla.
Ci augurò la buonanotte, poi girò sui tacchi e se ne andò. Ascoltai i suoi passi svanire nel buio della notte, in mezzo agli alberi.
Evidentemente mi ero aspettata qualcosa, perché rimasi lì come un'allocca senza riuscire nemmeno a rispondere al suo saluto.
Mi sentii veramente molto, molto stupida, e sempre più disperata.
Evidentemente mi ero aspettata qualcosa, perché rimasi lì come un'allocca senza riuscire nemmeno a rispondere al suo saluto.
Mi sentii veramente molto, molto stupida, e sempre più disperata.
*Questo non è un canto Quileute, appartiene alla nazione Ottawa. Tuttavia le cerimonie per la nascita tra i Nativi Americani sono molto simili, e mi sono presa la libertà di citarlo per darvene un'idea. Idem per il brano che appare più sotto, che si riferisce invece a una cerimonia per l'attribuzione del nome.
Image: Piyaphon / FreeDigitalPhotos.net
Nessun commento:
Posta un commento
Potete scrivere qualunque cosa, se usate un linguaggio civile. Il contenuto per adulti non si porta dietro la volgarità nel mio blog. Sono graditi soprattutto commenti di tipo letterario e stilistico.