Disclaimer

In questo blog pubblico le storie che ho scritto io ispirandomi ai libri della saga di Twilight di Stephenie Meyer. Quindi tutti i personaggi sono di zia Steph, che ringrazio per avermi fatta sognare come se avessi ancora quindici anni. Ogni tanto prendo anche dagli omonimi film della Summit Entertainment, secondo quello che mi serve ai fini della storia. Idem per certe battute dei protagonisti. Se le trovate uguali, è ovvio che le ho prese dai libri o dal film! Quindi tutti i diritti spettano ai legittimi proprietari del copyright. Le storie invece sono mie, ma potete riprodurle se citate la fonte, che deve essere questo blog oppure il sito EFP dove le pubblico con il nickname jakefan. Fatevi un giro su EFP, è davvero simpatico.

venerdì 29 ottobre 2010

1. PROLOGO

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso
 non vogliono morire per andarci”
(Discorso di Steve Jobs ai neolaureati di Harvard, 2005)




 

Era successo, una volta, che mentre guidavo sull'ultimo tratto di sterrato che porta a casa di Jacob, un sassolino aveva colpito il parabrezza del Chevy lasciando un minuscolo segno. Molto rumore per nulla, e uno spavento fuori misura, visto che all'epoca Victoria mi dava la caccia e qualunque piccolo rumore fuori dall'ordinario mi causava, oltre ad un infarto, la visione di me stessa a terra in una pozza di sangue, sotto le grinfie di un mostro dalla chioma fiammante.
Jake aveva insistito perché facessi riparare subito il parabrezza.
-Ma non è niente! Quasi non si vede nemmeno il segno!- avevo replicato io.
Mi aveva spiegato, allora, che la scheggiatura invisibile sul vetro provocava in realtà una rottura più profonda a livello di tutta la struttura del cristallo. Una rottura invisibile, che però sarebbe esplosa in una miriade di frantumi non appena arrivata oltre il punto di non ritorno.
-Basta che tu prenda una buca e ti ritrovi all'aria aperta, Bella.-
Così avevo dato ascolto al mio meccanico preferito, anche se non si trattava esattamente di motori stavolta, e avevo fatto rapidamente sistemare il buchino in una stazione fast-fit.
Però la faccenda della crepa invisibile che un giorno, presto o tardi, è destinata a distruggere il cristallo mi aveva stranamente colpito. Me ne ero creata una sorta di fotografia mentale molto vivida e reale. Vedevo e rivedevo con gli occhi della mente la ferita sotterranea corrompere l'essenza del vetro fino a provocarne la deflagrazione in un miliardo di gocce di luce. I frammenti luminosi scintillavano di una luce molto simile a quella che era stata per me la visione del sole sulla pelle di Edward, un lontano giorno nella nostra radura.
Ora mi sentivo come se io fossi il cristallo e la silenziosa opera di distruzione si stesse svolgendo dentro di me. Non sotto la pelle, ma molto più profondamente.
Se avessi dovuto individuare quando esattamente la crepa aveva iniziato a formarsi, dovevo tornare per forza al ricordo di giorni il cui solo pensiero ancora mi piegava su me stessa per il dolore.
Mi trovavo sull'altissima rupe che sovrasta il tratto di spiaggia oltre First Beach, da dove i ragazzi Quileute si lanciano per dimostrare il loro coraggio. Guardavo l'acqua, lontanissima, spumeggiare sotto di me e guardavo l'Edward inorridito dei miei pensieri che cercava di convincermi a non saltare.
Sentirlo preoccuparsi per me era esattamente ciò che volevo. Anche sapendo che era un'allucinazione.
Avevo preso la rincorsa ed ero saltata giù.
Dicono che prima di morire si riveda tutta la propria vita in un attimo; io non avevo cercato la morte in maniera intenzionale, ma qualcosa dentro di me, il poco che era rimasto sano, sapeva che il rischio di morire era molto più di un'ipotesi.
Le rocce si avvicinavano mentre il vento si avvolgeva in spirali sferzanti attorno al mio corpo, risalendo la costa rocciosa, e levandomi quasi il respiro.
Fu in quel momento che seppi che il detto era veritiero. Non che non avessi già provato a trovarmi di fronte alla morte; James mi ci aveva portata molto vicino, da poterla quasi toccare. Ma era stato tutto molto più lento.
Ora vedevo le rocce avvicinarsi, l'acqua nera sempre più immensa e spaventosa, e in un continuum i volti di Charlie e Renèe. Charlie che veniva informato della mia morte e chiamava Renée, i miei genitori in lacrime... E io che non potevo più consolarli. E Jacob, Jacob spaccato in due dal rimorso come un albero colpito da un fulmine. Jacob distrutto da un'altra perdita, e un lupo che sprofondava nella foresta ululando di dolore.
Avevo toccato finalmente l'acqua e ora lottavo contro la marea inferocita che mi spingeva contro le rocce, fino a perdere i sensi.
Al mio risveglio, Jacob era lì, incredulo e troppo felice di sentirmi ancora respirare.
In quel momento avevo appreso anche della morte di Harry Clearwater; il momento giusto per cristallizzare in me la sensazione lancinante dell'estrema fragilità dei legami con quelli che amiamo. Solo un istante, una frazione di millesimi di secondo, di profonda consapevolezza che nulla è scontato. Avevo rischiato di far perdere me stessa alle persone che mi amavano. E ce n'erano, oh se ce n'erano. Non c'era più Edward, almeno così credevo all'epoca, ma per un istante brevissimo avevo realizzato l'enorme fortuna di essere al mondo e di essere ancora amata, nonostante non fossi che l'ombra della Bella di un tempo.
Solo un istante, un piccolo lampo di luce prima di ripiombare nel mio ottundimento cui solo la presenza calda di Jacob faceva da temporaneo e insufficiente rimedio.
Credo sia stata proprio quella frazione di secondo. La microscopica, durissima pietra che ha dato inizio alla crepa nel cristallo.




Angolo dell'Autrice che cerca di non addormentarsi dopo l'ennesima notte passata a scrivere
Questo si, è un inizio. Spero di non mollare.
Per quanto riguarda la citazione a inizio capitolo, se non avete ancora sentito il discorso di Jobs fatelo. Lo trovate su YouTube con traduzione in italiano a questo indirizzo:
http://www.youtube.com/watch?v=-MFS0SfO5FY&feature=player_embedded
Non è perfettamente accoppiato con lo stato d'animo di Bella in questo momento, ma lo è con il mio. E poi quella frase mi piaceva troppo.
Cerco di tornare presto.

J

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